Di Lucrezia Belisario

Per una volta, il tema non è l’avanzata della Lega di Matteo Salvini, che comunque continua ad esserci, quanto il divario seppure lieve tra i 5 Stelle e il Partito Democratico. 

Esattamente un anno dopo il trionfo alle politiche, infatti, Luigi Di Maio e il suo movimento, si ritrovano a battagliare con il Pd a distanza di una manciata di punti e con un andamento indiscutibilmente negativo.

I sondaggi delle ultime settimane danno i pentastellati in continuo calo, mentre a guadagnare terreno è inaspettatamente il Pd che, per la prima volta da un anno, sorpassa il Movimento 5 Stelle.

Si potrebbe dire che per il Partito Democratico sia partita ufficialmente “l’operazione rimonta” e che con l’elezione a segretario di Nicola Zingaretti sembra aver trovato l’energia di cui aveva bisogno.

I sondaggi indicano questo declino in modo spietato. Da primo partito dopo un anno il Movimento si ritrova vicino ad essere il terzo partito, senza avere mai governato una regione e con sonore batoste nelle ultime amministrative. Terzo perché sta tornando il Partito Democratico.

Sembra essere sempre più rapida e inarrestabile la decadenza del Movimento 5 Stelle. Prigioniero dei suoi litigi , Il Movimento 5 Stelle non esiste più da un pezzo e ora se ne stanno accorgendo anche i suoi elettori.

Questa è la  realtà che emerge guardando la campagna elettorale che stanno conducendo Luigi Di Maio con i 5 stelle . Dai voti regionali sembra emergere come tutti quei consensi che in passato il Movimento 5 Stelle aveva sottratto alle forze centriste o di centrodestra stiano tornando alla base. Dopo un anno di inerzia, le primarie sembrano aver dato una sveglia e una chiara indicazione: chi è andato a votare ha detto no all’idea di un PD che va da solo, ha detto no alla famosa idea renziana del partito della Nazione, e ha detto sì ad una nuova compattezza e ad un’agenda politica che guardi più a sinistra. Da vedere se Zingaretti, dominatore delle primarie con il 70% dei consensi, sarà in grado in poco tempo di determinare e rispondere a queste richieste.

Sta di fatto che sembra che il sondaggio sia destinato a cambiare il quadro politico e a porre la parola fine all’avventura del Movimento 5 Stelle.

Dare una spiegazione del crollo del Movimento 5 Stelle  che è andato ben oltre le previsioni è molto più difficile di quanto potrebbe apparire.

Entrano in gioco, allora, motivazioni più politiche, o meglio, che hanno a che fare con il governo nazionale.

Un’analisi superficiale potrebbe essere che l’elettorato non è contento di quello che sta facendo l’esecutivo, perché l’elettorato dei Cinquestelle è stato estremamente sopravvalutato alle elezioni politiche del 2018. In altre parole, i sostenitori “autentici” del Movimento ,  quelli che conoscono e sostengono sul serio battaglie come quelle sul No Tav, sulla democrazia diretta ecc , sono su per giù la metà di quelli che realmente un anno fa hanno votato per Di Maio.

I grillini non credo che finiranno per essere irrilevanti di qui a poco. Ma c’è un indebolimento di sostanza, ed è maggiore di quanto mi aspettassi.

Chissà se sono i voti presi dal Pd che tornano a casa, in ogni caso il sorpasso, seppure lieve, è  stato sicuramente poco gradito a Luigi Di Maio.

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