Di Gabriele Dominici.

Se un colosso  come Sky, che distribuisce sport a tutti gli appassionati del mondo, compra i diritti televisivi del calcio femminile, serie A e coppa Italia, vuol dire che il calcio femminile sta entrando di diritto nel calcio che conta. Molti, tra i grandi club del calcio professionistico, hanno puntato nel calcio femminile anche grazie agli sponsor che hanno percepito l’interesse sempre più forte per questo settore da parte di un pubblico sempre più in espansione ed hanno investito per quello che ancora viene definito calcio minore.

La difficoltà più grande però è riuscire a superare i luoghi comuni ed a vincere quella parte più dura che è all’interno del calcio stesso che ancora non vuole accettare, per pregiudizio o per cultura, che il calcio femminile possa essere di interesse  come  quello maschile.

Succede cosi che mentre a Torino, all’Allianz Stadium, si gioca la sfida tra Juventus e Fiorentina valida per il vertice della Serie A Femminile, che ha richiamato quasi quarantamila spettatori che hanno potuto godere di uno spettacolo calcistico di ottimo livello, un telecronista di Agropoli apostrofa con termini vergognosi la presenza di una donna nella terna arbitrale.

A questo episodio, che poteva rimanere circoscritto nell’ambito regionale, ha fatto eco la gaffe di Michele Criscitiello, conduttore di Sportitalia, un canale televisivo tematico italiano dedicato allo sport che trasmette a livello nazionale sul digitale terrestre, che ai complimenti per la promozione dell’Inter femminile in Serie A ha glissato con scarso stile giornalistico, affermando che la notizia non riguardasse il calcio.

Frasi che non devono rimanere circoscritte al singolo episodio, ma che devono essere  lette in un contesto più ampio ossia come un segnale che una parte della società, rimasta ancorata ad una mentalità maschilista, ancora oggi creda che esistano ambienti dove la figura della donna non abbia diritto di entrare.

Questi episodi, che nulla hanno a che vedere con una società che si professa emancipata e che condanna pubblicamente la condizione femminile di alcuni paesi, definiti arretrati, non devono essere sottovalutati perché nascondono un sentimento di prevaricazione sulla donna che, nonostante tutto, non ha mai abbandonato la nostra società e che fanno fare un passo indietro al nostro paese rispetto alle grandi conquiste sociali, un percorso a passo di gambero che rischia di riportarci ad una società che tornerà a legittimare il cosiddetto “delitto d’onore”.

Per tornare al calcio giocato le diversità fisiche  non ci priveranno, di certo, di passaggi al volo con precisione, di rigori segnati col cucchiaio o di tiri all’incrocio dei pali, ma fanno sorgere un unico dubbio, di fronte ad un gol che significa scudetto, se il bomber di turno si togliesse la maglietta scatterebbe l’ammonizione o l’applauso ?

 

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