Di Cristina Falcioni.

Come Lazzaro  anche lui è resuscitato. Lo hanno chiamato “Il miracolo di Pasqua”. Nel villaggio di Novonikolsk, in Russia, è avvenuto un fatto che in molti hanno chiamato miracolo e che ha fatto il giro del mondo commovendo tutti. Due anziane sorelle, una mattina, hanno trovato il loro cagnolino Dik, di 18 anni, disteso immobile sulla sua copertina. Lo hanno scosso per parecchi minuti, tra le lacrime, tentando di farlo ricominciare a respirare ma purtroppo non c’è stato niente da fare, il povero piccolo era morto. Dopo 18 anni, un cane è parte integrante della famiglia, si è abituati ad averlo sempre intorno, a giocarci, portarlo a fare le passeggiate, è a tutti gli effetti un membro della famiglia quindi la sua morte, e chi ha un cane o lo ha avuto lo sa bene, è un dolore fortissimo che non fa ragionare lucidamente. Comprensibilmente sconvolte, le due donne hanno deciso di dargli una degna sepoltura non molto lontano da casa in modo da poterlo andare a trovare ogni volta che ne avessero avuto bisogno. Hanno scavato una buca nella terra, hanno dato l’ultimo addio al loro cane, lo hanno ricoperto e lasciando un pezzo di cuore in quella buca sono tornate a casa.
Due giorni dopo, però, accade qualcosa. Due signori vedono un cane stremato camminare lungo la strada, lo prendono e lo portano al rifugio più vicino. La proprietaria del rifugio, dopo aver rifocillato il cane, lo ha fotografato e ha messo la sua foto sui social network per cercare di trovare i suoi proprietari. Ed ecco che lì accade il miracolo. Le due anziane sorelle vedono la foto di quel cane e con incredulità e sorpresa scoprono che è il loro vecchio e piccolo Dik. Sembra quasi impossibile credere che sia davvero lui ma andare a vedere non costa nulla, male che va, va bene. Arrivate al rifugio le due sorelle scoprono che quel cane, quel piccolo sopravvissuto, è veramente il loro Dik. E’ facilmente immaginabile come possa essere andato quell’incontro al rifugio: vedi il tuo cane che credevi fosse morto, è lì, è vivo davanti a te, corri da lui, lo prendi, lo abbracci mentre lo inondi di lacrime di gioia e gli dai tutti quei baci che pensavi non potessi più dargli. Lo chiami, lo accarezzi, ti accerti ancora che sia lui perché certe cose ti sconvolgono talmente tanto che quasi stenti a crederci che una cosa così bella possa capitare a te: il tuo cane è vivo, è tornato da te.
Ora vediamola, per un attimo, dalla parte di quell’amico a quattro zampe che non ha voluto arrendersi. Si risveglia sotto terra, non capisce bene perché si trova lì ma una cosa la sa, vuole vivere ma soprattutto tornare dalla sua famiglia, da quelle due donne che, lui non lo sa, lo stanno piangendo a casa. Scava, scava, quasi senza forze riesce a risalire in superficie e si incammina verso casa con quella fedeltà che contraddistingue i cani con il solo scopo di tornare a casa. Perché a un cane non interessa tanto il bel divano, il posto caldo o il guinzaglio all’ultima moda, a un cane interessa l’amore della persona che lo cresce e lo fa sentire a casa, in quella casa in cui Dik ha fatto di tutto per tornare.

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