Di Lucrezia Belisario.

La famiglia, nonostante i cambiamenti, continua a svolgere un ruolo fondamentale e centrale per un figlio, permettendogli non solo di sopravvivere fisicamente , e psicologicamente ma anche di fare da mediatrice tra il figlio e il mondo,  fornendogli le competenze, norme, usi e valori utili e necessari per mettersi in relazione con la complicatissima realtà sociale.

In merito a questi aspetti essenziali  e all’importanza centrale sopratutto nei primi anni di vita nello sviluppo di un individuo , la famiglia ha un compito determinante dal punto di vista formativo , superiore a qualunque altra struttura sociale. 

Per questo motivo, mantenere un buon rapporto con entrambi i genitori è necessario per lo sviluppo del soggetto. Tuttavia , in certe situazioni, questo non avviene a causa di conflitti tra i due genitori.

Contrapposta all’idea di famiglia, intesa come luogo privilegiato dove i figli possono crescere e soddisfare i loro bisogni di sicurezza e protezione, troviamo nuclei famigliari, dove questo loro dovere non viene esercitato in maniera adeguata, e la cura, il dialogo e l’affettività, che sono sono tratti distintivi di un buon ambiente familiare vengono a mancare , rompendo l’equilibrio. 

Le famiglie si trasformano così in luoghi insicuri dove i comportamenti violenti compiuti dagli uomini di casa, nei confronti di madri e figli minano inevitabilmente la formazione della personalità , la stabilità emotiva e mentale e la salute fisica di entrambi.

La violenza assistita, è una pratica traumatica, che “ comprende tutte quelle situazioni in cui il minore non subisce direttamente un abuso, ma assiste a forme di violenza all’interno del nucleo famigliare in cui vive””. 

Le statistiche , mostrano che nel 90% dei casi, i figli sono presenti o si trovano in stanze vicine a quella in cui avviene  l’atto violento su uno dei due genitori.  Le discussioni tra genitori, ad esempio sono scene di vita quotidiana per i piccoli , che vi assistono impotenti. Più grave quando il figlio assiste a violenze fisiche o abusi sulla madre, che spesso non denuncia il fatto contribuendo alla ripetizione dell’atto violento.

Sono circa 500mila i bambini che sono stati testimoni di maltrattamenti in casa. Dati impressionanti che mostrano un Italia  ancora troppo violenta tra le mura di casa.

Il bambino/a che assiste a scene di violenza , sia fisica sia sessuale, prova spesso angoscia e paura per la propria vita e quella del genitore violentato e si sente impotente di fronte al fatto che non può intervenire nei confronti della persona abusata.  Anche se non sempre sono fisicamente spettatori delle aggressioni subite da uno dei genitori o alle loro liti, riescono a percepire ciò che accade e a cogliere le paure, le minacce, la tensione che subiscono le persone adulte.

I minori che assistono quotidianamente ad episodi violenza assistita, non mostrano “ ferite “ sul proprio corpo, in quanto come detto prima non subiscono sulla loro pelle il maltrattamento. Il fatto che non presentano traumi fisici, rende difficilissimo il riconoscimento del problema. Nonostante ciò, i loro comportamenti rivelano molto, infatti, possono subire anche loro conseguenze irreversibili: 

Crescere nella convinzione che la violenza sia alla base delle relazioni affettive e che i conflitti e le difficoltà quotidiane possano essere affrontati ricorrendo all’aggressività , distanziamento affettivo , impoverimento emotivo ma anche cognitivo. Assistere ad abusi ai danni delle persone care , provoca nel minore conseguenze analoghe a quelle che si riscontrano nelle altre forme di maltrattamento: mina alla base l’equilibrio psichico del soggetto e condiziona le relazioni affettive tra genitori e figli e nel minore si manifesta in un disagio che esce fuori con sintomi differenti tra cui aggressività, iperattività, ansia, depressione, basso rendimento scolastico etc.. 

Ciò che si può fare in questi casi, per limitare i danni, è proteggere i minori vittime, fare in modo che impari a gestire e controllare  le emozioni suscitate dagli abusi a cui ha assistito (  rabbia, aggressività, paura) e dall’altro lato recuperare la genitorialità di madre e padre al fine di recuperare un rapporto sano e  favorire la creazione di un clima sereno ed equilibrato all’interno del nucleo familiare. 

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