Di Nicola De Angelis.

Il razzismo mischiato all’odio forma una miscela altamente pericolosa che porta purtroppo ad atti di violenza sia fisica che psicologica. È quello che è successo nella periferia di Roma, esattamente nella zona di Casal Bruciato, quartiere Collatino. L’evento scatenante è stato l’assegnazione di un appartamento ad una famiglia di Rom. Per l’ennesima volta i residente dei quartieri interessati si ribellano alle decisioni che arrivano dalla pubblica amministrazione,  cadono sulla gente come una ghigliottina senza alcuna possibilità di rimedio o di dialogo. Nel giorno del suo ingresso, nella sua nuova casa assegnata dal comune, la famiglia Omerovic composta da madre, padre e dodici figli  ha trovato all’ingresso del palazzo i residenti che presiedevano l’ingresso senza dar loro la possibilità di entrare. Di li a poco la situazione è andata sempre peggiorando, sono arrivati gruppi simpatizzanti il fascismo e altri invece anti fascisti. Ancora una volta per colpa di un’amministrazione senza logica e senza alcun tipo di regole si è arrivati a fomentare un focolaio di odio e razzismo, nascosto nella vita di tutti i giorni, rimasto sopito ma mai veramente scomparso.  I residenti non vogliono quella famiglia e non la vorranno mai, ogni  giorno vengono lanciati insulti, molte volte irripetibili anche nei confronti dei bambini e delle bambine. Se si è capaci di offendere una bambina e minacciarla di stupro vuol dire che come persona si vale meno di zero. D’altronde ormai queste scene e questi insulti non fanno più notizia, perché questi atti di razzismo sono all’ordine del giorno, basta girare per strada per accorgersi di quale sia il clima che si respira. A Casal Bruciato si è formato un clima di violenza e di terrore, sul posto sono presenti le forze dell’ordine che hanno scortato la famiglia all’interno del loro appartamento, nonostante la loro massiccia presenza i residenti si sono opposti rimediando denunce per resistenza a pubblico ufficiale. Da tranquilla palazzina si è trasformata in un fortino assediato dai varie attivisti di correnti politiche diverse e dai residenti della zona. La famiglia Omerovic ha fatto richiesta come tutti per un alloggio popolare e dopo anni d’attesa gli è stato assegnato, ma la cosa che ha fatto scattare l’odio è la loro provenienza, la loro origine ovvero Rom. La popolazione è stanca di questi gesti perché si potrebbe benissimo trovare soluzioni più facile e consone evitando di creare situazioni di questo tipo. Viviamo in un modo dove l’intolleranza per il diverso è palese, dove non si sopporta più niente ed ogni minima cosa fa scoppiare delle rivolte urbane senza precedenti ed il più delle volte anche violente. Le parole che sono state urlate nei confronti della bambina e della madre hanno ferito molto più di un’arma, perché sono cose che ti restano dentro e non si cancellano facilmente. Le parole fanno più male delle armi, fanno più male di uno schiaffo, le parole possono portare a reazioni incontrollabili e molte volte senza ritorno. Ovviamente i vari signori che si trovano al governo hanno sfruttato l’occasione per mettersi in mostra e dire loro opinione su questo evento alimentando sempre di più il fuoco che si è venuto a creare. La sindaca Raggi è andata a trovare la famiglia dicendo che quell’alloggio gli spetta di diritto e che la legge deve essere rispettata, proprio loro che sono i primi che non la rispettano. Fino a quando non si troveranno delle soluzioni serie ma soprattutto consone si verificheranno sempre scene di questo tipo. Questo razzismo è una reazione a catena che parte dall’alto, dalla varie amministrazione, fino ad arrivare ai poveri cittadini sui quali si ripercuotono le varie decisioni sbagliate fino a sfociare in focolai di odio e razzismo.

 

 

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