Di Chiara Sabatini.

Cogliendo spunto da alcuni violenti eventi che nell’estate del 2016 in Lousiana coinvolsero un’intera comunità di origine afroamericana, il film-documentario  “Che fare quando il mondo è in fiamme?”, presenta la storia di Judy, una ragazza che pur di mantenere la propria famiglia, gestisce un bar costantemente vittima di episodi razziali, quella di due giovani fratelli, Ronaldo e Titus, che mentre il loro padre si trova in prigione, abitano in quartiere dove si vivono ogni giorno atti di violenza, quella di un grande chef indiano, Kevin, che combatte per tenere in vita la sua cultura con riti di canto e ricche pietanze e per finire quella delle Black Panthers, un gruppo che mentre protesta vivacemente contro la spietatezza della polizia, e che indaga sull’uccisione di due giovani ragazzi nel Mississippi.

Candidata alla 75° mostra del cinema di Venezia e al Leone d’Oro, la pellicola di Roberto Minervini, porta sui grandi schermi, temi purtroppo attuali, come la disuguaglianza sociale, crimini razziali e colmi di odio e discriminazioni sia sociali che politiche, nel sud degli Stati Uniti. Ciò di cui dobbiamo prendere atto però, è che questi fatti descritti nel film, questi temi trattati, non sono vissuti solo in America e solo da persone di colore, ma dalla maggior parte della popolazione in tutto il mondo. Ogni giorno milioni di persone si trovano a dover combattere con episodi razziali, violenze, abusi, proteste e insulti, che sembrano non morire mai negli anni, ma anzi sempre più aumentando… dall’epoca dello schiavismo a oggi!. Proprio con questo film-documentario infatti il regista italiano non ci vuole raccontare questi episodi,solo all’interno del perimetro americano, ma ci vuole rendere consapevoli, oltre di ciò che accade nel mondo, di ciò che potrebbe accadere e che in certe situazioni è già accaduto, in qualsiasi angolo possiamo trovarci: sia a veder subire che subire personalmente determinati abusi, fisici e psicologici. Oltre ad avere la natura di un film documentario, la pellicola assume anche una funzione di denuncia, una denuncia verso la società odierna non solo nei confronti dei malvagi che commettono crimini ma anche verso gli organi di stato che in primis dovrebbero far evitare tutto questo e proteggerci!. Il ruolo delle Blanck Panthers infatti è proprio quello di protestare contro la polizia e il resto del corpo di rappresentanza, che agisce solo con altra brutalità, girando sempre di più il coltello nella piaga. Come dovremo difenderci da tutto questo?. Ma soprattutto se non la polizia e altri amministratori, Chi ci garantisce protezione?. La rotta dell’emancipazione sociale è sperduta da anni, ormai si vive solo in clima di violenza reciproca, come dimostrano fatti avvenuti neanche un mese, riguardo per esempio il caso Cucchi, proprio nel nostro paese o quello che in realtà dovrebbe essere… .  

La situazione violenza\razzismo, deve nettamente essere stroncata immediatamente. Che esempio daremo alle generazioni future e che diamo a quelle dei più piccoli già esistenti?. Se non accadesse ciò, allora si che le parole di Judy, “odio dover combattere ma non posso dimenticare che dobbiamo farlo”, saranno il motto di ciascuno di noi!.