Di Cecilia Cerasaro. Dopo nemmeno due mesi dalla sua formazione, il governo Conte Bis sembra non essere mai stato voluto da nessuno, come un figlio illegittimo. Mentre il consenso popolare già tiepido è andato mano a mano calando, le forze politiche che lo sostengono sembrano supporti instabili, insufficienti a far fronte ai colpi dell’opposizione.
Prima abbiamo assistito all’ennesima scissione del PD. L’ex leader Matteo Renzi, sostenitore e fautore dell’accordo fra la sua fazione e il M5s, ha deciso di abbandonare il partito con il quale è stato eletto per fondare Italia Viva, che ha avuto adesioni da parte di molti Ministri e Parlamentari. Al di là della distanza delle linee politiche di Renzi e dell’attuale segretario dem Nicola Zingaretti, il tempismo lascia molti dubbi sul reale scopo di questa manovra e si sospetta che l’intenzione dell’ex Presidente del Consiglio sia quella di acquisire consensi sulla pelle degli ex compagni di partito per poi sfiduciare Conte ed dare alla luce un nuovo governo.
D’altronde in Italia chi governa, e si trova quindi costretto a passare da campagne elettorali costellate dì promesse megalomani e non realizzabili, attacchi personali pesantissimi e fake news al confronto con la realtà e la complessità dei fatti, perde voti.
Ben lo sanno i pentastellati, che dopo aver passato anni a criticare chiunque governasse non hanno saputo o potuto mantenere la loro promessa di tenersi alla larga da alleanze o, come direbbero loro, “inciuci ”, hanno dimezzato i loro risultati elettorali tra le politiche 2018 e le europee 2019 e adesso si trovano a osteggiare la manovra contro l’evasione e la Legge di Bilancio proposte dal loro alleato di governo, pur di racimolare qualche voto da coloro che avevano sperato di poter usufruire in un modo più ampio di Quota 100 e reddito di cittadinanza, loro cavalli di battaglia.
Ben lo sa Matteo Salvini che ha deciso di sfiduciare Conte, da lui eletto insieme agli alleati di governo, dopo che questi si erano mostrati disposti a cedere sulla realizzazione della Tav. All’apparenza una mossa incomprensibile, se non si è abituati alla politica italiana. Perché stare all’opposizione, scendere in piazza contro un governo appena nato, a fianco dei cittadini di cui hai ottenuto il voto fomentato la rabbia, la paura e l’odio per mesi, è più premiante in termini di consensi che doversi raccapezzare con la manovra di bilancio e lo spauracchio dell’aumento dell’Iva che oggi spetterebbe al governo giallo verde e che per l’ennesima volta catalizzerà invece il dissenso su chi è costretto trovare una soluzione.
Eppure questa campagna elettorale perenne potrebbe non dare i suoi frutti a breve termine, considerata la decisione con cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha di recente ribadito che da Costituzione un mandato di Governo dura cinque anni e non segue i sondaggi altalenanti e la schizofrenica volontà ricerca degli italiani di trovare un Messia che abbia la soluzione definitiva a tutti i problemi del paese. Ma il male paralizzante che questa spasmodica ricerca di consensi può generare è la causa della fragilità anche di questo Conte Bis.

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