Di Federica Tancredi. La serie debutta nel 2008. L’interesse di un pubblico sempre in aumento, ha spinto al rinnovo di altre quattro stagioni, facendola diventare ben presto un cult. Il suo titolo, come dichiara il produttore Vince Gilligan, rimanda ad un comportamento che, per ribellione o ingiustizia, genera problemi. Gli attori principali, quali Walter White interpretato da Bryan Cranston e Jesse Pinkman con Aaron Paul, ben rappresentano lo spirito originale dei personaggi. I temi che vengono trattati colgono un immaginario collettivo molto vasto, chi osserva può immergersi totalmente nella serie, questo fattore è dato dalla presenza di simboli che si possono far propri. Disabilità di un figlio, arrivo di un secondo, indigenza economica ed infine anche la presenza di un cancro, porteranno un professore di chimica a cambiare completamente vita. Il timore per la sopravvivenza della sua famiglia, spesso contraria alle sue scelte, unito ad una pulsione di riscatto sociale lo condurrà alla criminalità. La presenza di temi e scene molto forti, non dati dal caso, vogliono render giustizia all’altra metà della mela, taciuta dall’immaginario del sogno americano. Una fotografia basata su un gioco di luci e colori trascina lo spettatore all’interno della scena. La narrazione a tratti può risultare statica, per la presenza di scene ridondanti, ma la sua produzione è ben diversa dalle altre fiction. Il suo stile rimanda ad un montaggio da grande schermo. Tuttavia, per quanto una serie possa riprendere l’impronta cinematografica, data la loro diversità, vi è sempre una netta linea di confine tra le due forme di comunicazione.

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