Di Sara Condrò e Michele Mastrostefano.

“Io sono un uomo!” Verrebbe da aggiungere così, ancora prima che un calciatore, e questo sport ormai , con i suoi elementi più deplorevoli,  è troppo “distratto” per arrivare a cogliere una sottigliezza del genere. Il calcio in Italia è ormai ricco, purtroppo di questi episodi. Cori, provocazioni, versi, striscioni e perfino dichiarazioni di esponenti politici che nulla hanno a che fare con questo sport, alimentano e allo stesso tempo “normalizzano” un qualcosa di veramente preoccupante. Non è raro sentire notizie di episodi razzisti negli stadi o nei campo di calcio,  anche tra i più giovani. Ma se è un dato grave la frequenza con cui si verificano tali episodi, è ancora più grave la superficialità con la quale se ne parla. E’ assurdo pensare che dopo anni di lotte per l’uguaglianza, si stia ancora pensando a come risolvere tale problema. Il razzismo è l’elemento che rovina la bellezza di uno sport puro, e certi episodi non possono più passare inosservati. L’ultimo episodio che va condannato severamente è quello capitato a  Mario Balotelli, che ha visto l’attaccante vittima di cori razzisti da parte dei tifosi dell’Hellas Verona. Manca ancora nel calcio italiano , un’intera classe arbitrale che abbia il coraggio di sospendere le partite e se necessario decretare sconfitte, mancano provvedimenti che implichino punti di penalità per le società che, anche se spesso vittime di quanto accade, sono responsabili dei loro tifosi e di chi accolgono nei loro stadi. E’ necessario condannare, punire, ma soprattutto distaccarsi pubblicamente da simili episodi, come nel caso dell’ AS Roma, che si è mostrata subito solidale a Balotelli con un post su Twitter, nel quale mostra la sua vicinanza all’attaccante. La società capitolina, come giusto che sia, non transige su tali episodi razziali , esemplare il “daspo a vita” dalle partita della Roma ad un suo “sostenitore”, che pubblicò contenuti razzisti nei confronti del calciatore Juan Jesus. Pentirsi è giusto, ma lo è ancor di più prendersi le responsabilità delle proprie azioni, soprattutto, non bisogna aver paura di schierarsi contro il razzismo mettendoci la faccia. Il pugno di ferro è uno strumento necessario se si vuole far fronte a un problema così grave. Questo è uno sport che si può sanare e soprattutto salvare in ogni sua forma e nella sua essenza. E’ uno sport che, magari saremo utopici, ma può tornare ai bambini e alla famiglie , senza togliere il divertimento alla parte sana del tifo più acceso che colora gli stadi. Il calcio è uno sport che unisce e fa sognare, perché tutti a inizio anno possiamo vincere il campionato. Salviamo i sogni, salviamo il tifo quello vero , salviamo chi questo sport lo rende bello ogni domenica.

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