Di Federica Lucia Tancredi.Il 2014 verrà ricordato anche come l’anno dello scandalo delle baby squillo. Una cruda realtà, dove giovani ragazze decidono di prostituirsi con l’illusione di una maggiore disponibilità economica e riscatto sociale. Il fenomeno interessò tutta l’Italia, ma nell’immaginario collettivo è rimasto il più conosciuto e mediaticamente enfatizzato. Lo scandalo dei Parioli. Netflix, dal 2017, ha voluto raccontare la storia di due ragazze protagoniste degli scandali, con la serie intitolata Baby. Appena quindicenni, annoiate dalla loro vita adolescenziale, cercano di sfuggirne rifugiandosi in una seconda vita. La vicenda si sviluppa all’ombra dell’opulenza del quartiere Parioli di Roma, roccaforte della borghesia romana, già spesso oggetto anche nel passato di vicende giudiziarie legate al suo decadente stile di vita. Muovendosi segretamente, sono spinte dalla fame di denaro, da un perverso senso di emancipazione e ribellione adolescenziale. Netflix, come anche altre piattaforme, è facilmente accessibile a tutti, anche grazie alle nuove tecnologie Smart Tv. L’adolescenza è un’età particolare, dove la personalità inizia a prendere forma, si ha il passaggio dall’età infantile all’età adulta. La visione di certi programmi può facilmente essere vista, non solo con l’occhio dello spettatore, ma con l’ambizione di immedesimarsi nel personaggio idealizzato. Naturalmente come può avvenire con gli eroi, può purtroppo avvenire anche con Baby, innescando idee sbagliate e distorcendo la realtà. Il tema della fiction presenta un modo semplice per guadagnare denaro, anche facilmente accessibile. La visione di questi programmi deve essere costantemente monitorata, basta una distrazione o l’assenza di un adulto per condurre sulla cattiva strada. Anche se si tratta del ventunesimo secolo, è sempre più importante apparire piuttosto che essere. Se in certe situazioni sembrerebbe normale la visione di un film o di una serie tv, talvolta è bene controllare o stabilire limiti per evitare episodi sgradevoli.

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