Di Federica Tancredi. Netflix, oltre ad essere rinomato per la sua vasta scelta di serie tv, non manca di pellicole cinematografiche. Si distingue dalla concorrenza offrendo un ampio assortimento di film che stuzzicano l’interesse dello spettatore, spesso ispirati a fatti realmente accaduti. Zodiac è uno di questi. La trama del film, del produttore David Fincher, trasporta lo spettatore in un particolare ambiente lavorativo. Quello di una redazione giornalistica. Gli appassionati al genere thriller e non, si trovano così nel retro scena di un’indagine, a fianco dei protagonisti principali che sono detective e giornalisti. Vengono rivissuti così tutti gli aspetti quotidiani della vita di Redazione. La riunione mattutina, i consigli o rimproveri del capo e la necessità di essere i primi a dare la notizia, specie quando questa è particolarmente d’impatto. Il personaggio dell’assassino si muove invece come un’ombra, una presenza percepita, ma mai inquadrata quindi secondaria. Indirettamente il fautore della pellicola tende ad offrire un punto di vista differente. La vicenda è focalizzata su come si svolgono le ricerche, non su ciò che compie l’assassino. La dinamica delle azioni si sviluppa dall’interazione tra la figura del poliziotto, alla caccia del killer, ed il giornalista alla ricerca della notizia. Lo spettatore coglie la dura tensione, restando fino alla fine con il fiato sospeso. Pur risultando nel complesso di piacevole visione, il film non risulta essere esenta da qualche critica considerazione. Ad esempio si pone l’accento sulla professionalità ed il ruolo dei personaggi, ma se ne trascurano personalità e carattere. Anche la sceneggiatura a volte rimane vittima di repentini riferimenti e cambi di scena, disorientando lo spettatore rispetto al tema principale.

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