Di Alessio Rotondo. Il Movimento 5 stelle, dopo la sconfitta alle elezioni europee, ha perso il controllo di se stesso.
Dopo aver teso la mano al rivale numero 1, Matteo Renzi, il movimento ha subito una spaccatura interna molto netta. Il capo politico, Di Maio e il fondatore Grillo sono nel mirino di una parte dei componenti 5 stelle, nonostante il “chiarimento” che c’è stato tra i due in questi giorni a Roma.
Il partito della rivoluzione, il movimento unico che poteva ribaltare le dinamiche della politica passata, è diventato un partito pienamente legato a dinamiche politiche e di palazzo lontane dal popolo.
I cittadini italiani avevano dato una immensa fiducia al giovane partito, credendo nella lealtà e nelle loro capacità. I risultati in ogni istituzione pubblica, da loro governata, sono stati fallimentari e infarciti da una evidente inesperienza che li ha resi fragili nei confronti di chi, da molto tempo, gestisce le amministrazioni.
In una piena crisi, il partito non riesce più ad essere compatto, non trova accordi su nessuna scelta, non riescono a prendere decisioni democratiche e condivise, perdendo completamente di vista il popolo che li ha resi grandi.
I parlamentari pentastellati sembrano sempre più dei bimbi con in mano un giocattolo nuovo senza sapere come si utilizza. Si mostrano fragili e divisi rispecchiando quella Italia che forse ha voglia di fare, ma non ha le competenze adatte per risolvere problemi.
La macchina dell’amministrazione pubblica gestita dai grillini ha perso su tutti i fronti, riuscendo solamente a produrre un reddito di cittadinanza che ha permesso di far guadagnare chi, lavorando in nero, contribuiva già ad evadere le tasse.

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