Di Flavia Romagnoli. “Stop alla violenza sulle donne!”, “Non siete sole!”, “Insieme contro la violenza” … sì, ma concretamente? In Italia i femminicidi continuano ad aumentare, ma i centri antiviolenza a sostegno delle donne continuano a diminuire. I Centri Antiviolenza svolgono un ruolo centrale nella prevenzione dei femminicidi, e abbiamo bisogno della loro esistenza. In queste strutture, sempre sull’orlo dello sfratto, le operatrici volontarie offrono supporto legale e psicologico alle vittime, rispondono al telefono 24 ore su 24 per i casi di emergenza, collaborano con le forze dell’ordine e i servizi sociali, organizzano attività di promozione culturale e danno anche ospitalità a quelle donne in pericolo che non possono più stare a casa con i compagni o mariti violenti. Statisticamente ogni anno da (in) quelle stanze passano circa 14.000 donne. Ma a queste strutture non è mai stato riconosciuto il ruolo che meritano. È successo a Roma, al Centro Antiviolenza “Donatella Colasanti e Rosaria Lopez” attivo dal 1997, ha rischiato lo sfratto a causa di mancanza di fondi tra Comune di Roma e Regione Lazio; è successo a Lecce, dove per mancanza di sostegno economico da parte della provincia, il presidente e le operatrici del Centro Antiviolenza “Renata Fonte”, attivo dal 1988, sono state costrette a fare lo sciopero della fame per non dover chiudere. Diciamo che succede un po’ troppo in tutta Italia. I fondi pubblici da parte dello Stato sono ben pochi, basti pensare che se non fosse per l’autofinanziamento dei Centri e le donazioni private inviate tramite chiamate o SMS, più della metà sarebbero già morti. È pur vero che nel 2013 è stata emanata una legge contro il femminicidio, che prevedeva l’erogazione di 10 milioni di euro all’anno per i Centri Antiviolenza. Inutile dire che queste cifre non sono mai arrivate nella loro totalità, e in più il tanto declamato “Piano nazionale contro la violenza sulle donne” è fermo in chissà quale cassetto di chissà quale palazzo a Roma. In sintesi la vita di questi centri o è breve, o è molto difficile: mentre questi arrancano, sono arrivate in aiuto anche le associazioni e le Onlus per la difesa delle donne vittime di violenza. Tutto ciò non basta, le donne hanno bisogno di quei Centri, soprattutto se i casi di violenza femminile sono in crescita anno dopo anno. C’è bisogno che venga riconosciuto il ruolo dei Centri Antiviolenza con il proprio assetto, c’è bisogno che i percorsi con le donne vittime siano organizzati in modo strutturato. E per fare ciò abbiamo bisogno di fondi, di operatrici e operatori che siano economicamente ricompensati per quello che fanno tutti i giorni.