Di Matteo Schiaffini. Partiamo dal principio. Berlusconi governava e la sinistra sbraitava alla luna per le malefatte del fu cavaliere, agitando le masse verso l’insurrezione. Io purtroppo non ho memoria di quel periodo (nato nel 96) ma devono esser stati anni davvero emozionanti.
È il 5 dicembre del 2005 e l’art. 157 del codice penale italiano viene modificato, nello specifico viene riformata la prescrizione: la famosa legge Cirielli. Da quel momento molte sentenze con verdetti, di assoluzione o di condanna, divennero carta straccia, giudici costretti a dire alle vittime di tornare a casa e far finta che non fosse successo nulla e ai criminali di continuare a delinquere perché tanto lo stato non aveva più interesse nel fare giustizia. Al primo posto sul podio troviamo Berlusconi: otto volte prescritto. Processi che, fra i tanti capi d’accusa, ci parlano di corruzione giudiziaria (processo Mills), corruzione (lodo Mondadori), ancora corruzione (del senatore De Gregorio) e tanti altri; il verdetto definitivo per questi e altri processi vedeva l’imputato colpevole, ma il reato ormai prescritto e quindi chi sé visto sé visto. Ovviamente B. non è il solo che ha approfittato della prescrizione lo hanno fatto in diversi e da più parti (destra, sinistra, centro). Sul podio dei prescritti, troviamo al secondo posto il tre volte presidente del consiglio Giulio Andreotti, reo di aver intessuto legami con cosa nostra fino alla primavera del 1980. “Concreta collaborazione” questo dissero i giudici e dissero anche che il Divo incontrò per ben due volte Stefano Bontate, boss intoccabile di cosa nostra all’epoca. Come per magia la prescrizione diventò assoluzione, per bocca del suo avvocato (Giulia Bongiorno, ministro dellla pubblica amministrazione del passato governo). così sul piano mediatico, con gli anni, la vicenda finì nel dimenticatoio; e a chi importa se il boss palermitano in occasione di quei due incontri, abbia avvertito Andreotti che se non avesse rimosso l’allora governatore della Sicilia, candidato proprio con la DC colpevole di voler combattere veramente la mafia, lo avrebbero fatto i mafiosi con i loro metodi, così infine avvenne. Il suo nome era Piersanti Mattarella fratello dell’attuale presidente della Repubblica.
Nel 2014 inziò il periodo renziano (e di questo ho memoria). Grandi speranze, trombette suonanti dei vari giornali che ci resero entusiasti del cambiamento in corso che si prospettava. Il sogno svanì in fretta e divenne presto incubo. Ricalcando ciò che questi giuristi della domenica chiamano “garantismo”, Renzi fu come ispirato dal berlusconismo primordiale e sulla giustizia diede il meglio di se (legge bavaglio, svuota carceri ecc). Sul caso eternit Matteo Renzi, presidente del consiglio disse: “O la vicenda Eternit non è un reato o, se è un reato ma è prescritto, bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione”. Bellissime parole. Cosa è stato fatto in tal senso nei suoi 3 anni di governo? Zero. Ed oggi il povero smemorato, dimostrando una coerenza granitica che lo contraddistingue, insieme ai suoi tuona: “Noi abbiamo votato contro l’assurdità voluta dai populisti sulla prescrizione. Volere una giustizia senza fine significa proclamare la fine della giustizia. E non abbiamo cambiato idea”.(ahahahahaha!)
Venticinque anni di battaglie, di manifestazioni, dichiarazioni di fuoco, proteste ecc. sono stati cestinati completamente e adesso sentiamo il mite Zingaretti, segretario del PD dire:“ riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulla durata dei processi. Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni. Senza un accordo nei prossimi giorni, il Pd presenterà una sua proposta di legge.” Qualcuno gli dica che nel 2013, nel programma di governo del PD c’era scritto di voler bloccare la prescrizione non al primo grado di giudizio, come succederà il 1 Gennaio, ma addirittura al rinvio a giudizio. E vabbè. Ormai è passato nessuno se lo ricorda e poi a chi vuoi che importi.

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