di Luna Luciano
L’eterno ritorno ad un’impostazione autoritaria, limitando le libertà fondamentali dei propri cittadini, sembra essere inevitabile per la Russia di oggi come quella di ieri. A darne prova nuovamente è stata la legge firmata da Putin questo dicembre.
Il Presidente Vladimir Putin ha, infatti, sottoscritto una legge che permette agli individui di essere classificati come «agenti stranieri» e non più solo come rappresentanti di Ong o altre entità giuridiche. Per “Agente Straniero” si intende chiunque sia collegato anche a organizzazioni che ricevono fondi dall’estero e sia impegnato in non meglio precisate “attività politiche”; la stessa dicitura, cara alla terminologia del Guerra Fredda, veniva utilizzata per bollare le spie nell’Unione Sovietica .
Ad essere a rischio è lo stesso diritto alla libertà di stampa e informazione. Come sostenuto da Reporter Senza Frontiere e Amnesty International la legge sarebbe “un ulteriore passo verso la limitazione dei media liberi e indipendenti”.
Giornalisti, inviati, blogger, chiunque faccia informazione e diffonda notizie prodotte da testate inserite nella “lista nera” di Mosca potrebbero finire, quindi, nel mirino della giustizia russa. Diverse sono già state le testate straniere bollate come tali, tra cui Voice of America e Radio Liberty.
In un reportage Amnesty descrive e analizza la situazione dei diritti umani in Russia, sempre più limitati a causa della linea dura e intollerante adottata dal governo. Minoranze religiose, la comunità LGBTQ+ e qualsiasi forma di protesta, anche quelle di un liceo, sono costantemente represse.
In Italia sono stata a un incontro in liceo occupato. La polizia era fuori, mi è sembrato incredibile: in Russia sarebbero entrati subito
Così racconta Olga Misik, la giovane attivista russa, a “Più libri più liberi“, la fiera romana della piccola e media editoria.
Nella Russia di oggi occuparsi di diritti umani equivale a camminare su un terreno minato. Ogni giorno c’è una nuova minaccia
Le parole di Natalia Prilutskaya, ricercatrice di Amnesty International raccontano di una Russia, dove non solo è impossibile protestare per i diritti, che lo stato dovrebbe garantire; ma dove addirittura le leggi proteggono chi fa uso della violenza. Nell’ultimo anno infatti sono state approvate delle leggi che depenalizzano alcune forme di violenza domestica, portando ad una crescita del fenomeno.
Le testimonianze fotografano quindi una Russia che cerca di rimarcare il ruolo di uno stato “forte” e “autoritario” reprimendo i suoi stessi cittadini, prendendo una strada già percorsa come afferma lo scrittore russo Bykov.
La Russia di oggi è soltanto una pallida riproposizione della Russia degli anni ’30. Per il mio Paese è così: funziona attraverso corsi e ricorsi storici, tutto si manifesta e tutto ritorna