Di Giorgia Perrotta

Quando la censura vuole mettere l’arte a tacere ecco che nascono nuove Tecnice di Evasione.

Gli anni ‘60 e ‘70: il ventennio che ha visto il popolo Ungherese, alle prese con le conseguenze di una rivolta anarchica e socialista soffocata nel sangue. Questo lo scenario in cui ha preso vita una forma d’arte forte e avanguardistica, in mostra fino al 6 Gennaio al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Qui, un mosaico di foto, quadri, sculture, interventi urbani, operazioni concettuali, poesia visiva e performance che hanno saputo sviluppare le proprie critiche e opinioni, attraverso un intricato intreccio di tecniche evasive contro la censura.

Entrerò Tot, Judit Keep, Sàndor Pimczehelyi, Balint Szombathy, András Baranyay, Timor Csiky, Katalin Ladik, László Lakner, Dóra Maurer sono solo alcuni degli autori delle oltre 90 opere esposte in un percorso che ci svela segreti ed aspetti inediti di un paese la cui storia è ai più sconosciuta.

Un’eredità ricostruita e conservata grazie al preziosissimo lavoro del Ludwing Museum, il museo di arte contemporanea di Budapest. Grazie al quale è stata possibile la raccolta ed il rintracciamento di documenti, foto e materiali clandestini di quegli anni. Dando prova del ruolo fondamentale di queste istituzioni nella conservazione e nella divulgazione dei delicati frammenti della storia umana.

Una vitalità ed una voglia di affermarsi, quella in mostra, la cui forza travolge lo spettatore, coinvolgendolo in quel gioco di sottintesi e allusioni, necessario ad affermare sè stessi e la propria diversità, in un periodo in cui si voleva sopprimere ogni cenno di pensiero libero e potenzialmente sovversivo. Un periodo di fronte al quale è emerso il coraggio di questi artisti, che hanno messo in scena dei veri e propri atti clandestini di ribellione, con la consapevolezza di voler affermare, sopra tutto, la propria libertà di fronte ad un potere che vuole mettere a tacere le voci dissidenti.

L’esempio immortale di questi artisti non ci dona soltanto una pagina ricca e variegata della storia dell’arte moderna, ma anche un esempio di come la volontà del singolo, di affermare se stesso e le proprie idee, spesso superi anche le catene ed i limiti imposti da ogni sistema di potere.

Una mostra consigliata per apprezzare e riflettere sull’operato di una generazione in fermento e l’arte che pone le proprie radici nel sentimento di rivolta e affermazione.

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