Di Michele Mastrostefano. Il 2019 per la Roma ha lasciato sicuramente la prova dell’esistenza di una seconda possibilità nel calcio. La squadra giallo-rossa  in questo anno ha conosciuto cosa significhi raschiare il fondo del barile e allo stesso tempo poi ritornare a livelli  accettabili. Ne sono successe di tante , tra addii di vecchie glorie e di dirigenti e direttori sportivi, tra addii di importanti calciatori, a Roma sembrava davvero essere la fine di tutto. Non è stato semplice però riuscire a ripartire, perché se è vero che il calcio ti concede sempre una seconda opportunità per riprovarci, bisogna anche essere capaci di farlo .

“Quando tocchi il fondo poi puoi solo salire”, e probabilmente è stato davvero così. Ma il fondo la Roma nel 2019 lo ha toccato davvero tante volte, probabilmente andando anche oltre. La fine del campionato 2018/2019 , a Roma sponda giallo-rossa era attesa come la “manna dal cielo” , o meglio così era prima dell’annuncio dell’addio alla Roma di Daniele De Rossi, dove tutti i tifosi giallo-rossi avrebbero fermato volentieri il tempo o quanto meno rallentato.

A Roma dopo questo addio e dopo il pungente attacco di Francesco Totti in conferenza, si è stati in grado di ripartire. Sono servite idee chiare, sia in chiave di mercato ma anche nel modo di porsi alla stampa. Ci si è posti con chiarezza, senza proclami, senza ricordare un passato glorioso. Per stare alla Roma servono certi requisiti, bisogna volerla la Roma, essere convinti di dove si è e il rispetto delle regole e dello “spogliatoio”. Così si è presentato  il nuovo direttore sportivo Gianluca Petrachi, ed è quello che è mancato alla Roma formato 2018/2019. A quella Roma è mancato un gruppo unito, una società coesa con idee chiare e quella sinergia tra squadra-allenatore e società. In quella stagione ne sono usciti tutti con le ossa rotte, direttore sportivo (Monchi) dimesso, allenatore (Di Francesco) esonerato e società aspramente contestata.

Tornando alla Roma 2019/2020, si è scelto di procedere in modo pratico per quanto riguarda gli acquisti, carta bianca al nuovo allenatore Paulo Fonseca, e non guerra tra direttore sportivo e allenatore, con acquisti non funzionali a quel tipo di gioco o addirittura non soddisfacendo  le richieste dell’allenatore. Si è scelto di procedere in un certo modo con la riorganizzazione della società. Era necessario, la Roma all’inizio della nuova stagione sembrava finalmente avere le idee chiare. ” Per fare le altezze ci vogliono solide basi”, e se a Roma la critica forte è stata sempre quella di non avere una società, stavolta lo si può dire ma a voce un po più bassa.

Il progetto Fienga-Petrachi-Fonseca non si sa come andrà a finire, l’obiettivo è quello di tornare a vedere le stelle della Champions League e su questo la Roma è in piena corsa. Tuttavia se a Roma, ambiente particolare e voglioso di vincere perché un trofeo manca da troppo tempo, si vogliono raggiungere certi obiettivi, sicuramente il modo giusto di procedere è questo. Unione d’intenti tra tutti gli organi della società e la squadra, il coraggio di non distruggere una rosa che comunque è buona e la voglia e la capacità di saperla puntellare anno dopo anno, vendere è vendere e tutte le società hanno la necessità di doverlo fare con alcuni giocatori, ma distruggere una squadra è tutt’altra cosa.

Il 2019 a Roma ha mostrato l’esistenza del nero e del bianco, ma in una città così umorale e con un amore così viscerale per la propria squadra, è necessario  trovare ora un colore di equilibrio tra tutte le componenti di questa squadra e la strada intrapresa sembra essere quella giusta , il tempo saprà dare le sue risposte sui frutti da raccogliere a fine campionato.

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