Di Fabiana Donato. Le strade sono diventate dei cimiteri stradali. Le piazze sono un punto di ritrovo, dove si spaccia morte. Sono luoghi uniti da un tragico destino, quello che vede la morte e la perdita di sé di protagonisti, purtroppo, sempre più giovani. Alcol e droghe sono state e sono tuttora, delle piaghe che come la peste, spezzano vite nel nostro Paese.  Giovani che perdono la vita perché ingiustamente gli viene strappata via, molto prima che questi si rendano conto di cosa vogliano fare da grandi, o perché in preda ai problemi e al mancato sostegno, trovano l’unica via d’uscita nelle droghe. Spaccio e consumo di sostanze stupefacenti hanno afflitto fino alla fine questo anno che sta per concludersi. Vediamo cosa è successo: bilancio dei casi di incidenti stradali del 2019, causati dalla tossicodipendenza. A fornirci un panorama di questa sconvolgente problematica, ci sono i dati dell’Osservatorio ASAPS, acronimo di Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale. È il portale della sicurezza stradale che sorveglia statisticamente, con le sue ricerche, i sinistri stradali e le cause che determinano questa morte sociale della corretta cultura stradale. Indicano quanto si sia ulteriormente aggravata la situazione degli incidenti che a causa di droghe e alcol, provocano feriti e morti. I numeri parlano da sé. Infatti, rispetto allo scorso anno aumenta il numero complessivo dei sinistri , tanto che sono 728 rispetto ai 619 del 2018, in aumento il numero dei feriti, sono 454 contro i 407 . In aumento il numero delle vittime con 20 decessi, rispetto ai 18 nel 2018. Gli incidenti mortali con coinvolgimento di veicoli a 2 ruote sono stati 5, pari al 31,2% del totale. Molte volte, sono i giovani ad essere i protagonisti di queste disgrazie. Mettersi alla guida è una scelta, come è una scelta quella di non danneggiare nessuno, assumendosi le proprie responsabilità.
Fin dall’inizio il 2019 è stato macchiato dagli eccessi dello sballo, con le conseguenze che purtroppo conosciamo. Problema difficile da risolvere, soprattutto se tra le generazioni riscontriamo un aumento consistente delle morti causate dall’utilizzo di queste sostanze. Chi ne usufruisce fa del male a sé stesso e agli altri. A fornirci un panorama di questa sconvolgente problematica, ci sono i dati dell’Osservatorio ASAPS, acronimo di Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale. È il portale della sicurezza stradale che sorveglia statisticamente, con le sue ricerche, i sinistri stradali e le cause che determinano questa morte sociale della corretta cultura stradale. Indicano quanto si sia ulteriormente aggravata la situazione degli incidenti che a causa di droghe e alcol, provocano feriti e morti. I numeri parlano da sé. Infatti, rispetto allo scorso anno aumenta il numero complessivo dei sinistri , tanto che sono 728 rispetto ai 619 del 2018, in aumento il numero dei feriti, sono 454 contro i 407 . In aumento il numero delle vittime con 20 decessi, rispetto ai 18 nel 2018. Gli incidenti mortali con coinvolgimento di veicoli a 2 ruote sono stati 5, pari al 31,2% del totale. Molte volte, sono i giovani ad essere i protagonisti di queste disgrazie. Mettersi alla guida è una scelta, come è una scelta quella di non danneggiare nessuno, assumendosi le proprie responsabilità.

È il caso delle due giovani ragazze, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, investite e morte sul colpo. L’impatto ha sfondato loro la scatola cranica, questi sono i risultati scaturiti dalla prima autopsia sui loro acerbi e freddi corpi. Erano solo due sedicenni che stavano tornando a casa dalle rispettive famiglie. Sono state travolte dall’auto di Pietro Genovese, in Corso Francia a Roma. Sono anche state trovate delle fratture sulle salme, ma non segni di trascinamento, quindi ciò permette di supporre che non siano state colpite da altre auto e che siano morte proprio al momento dell’impatto subito. Così si aggrava la situazione del conducente, che era proprio sotto effetto di alcol e droghe, le due piaghe della corretta sicurezza stradale. Tasso alcolico tre volte superiore al consentito e tracce di sostanza stupefacenti nel sangue. A soli 20 anni, da guidatore è diventano un omicida, uccidendo senza essersene reso conto, con il suo suv tramutato in arma.
Questo è solo tra gli ultimi episodi che ci hanno sconvolto. Purtroppo, non l’unico. Basta attivare i nostri motori di ricerca per venire a conoscenza istantaneamente di tante notizie dal mondo, e questi soprattutto ci permettono di fare una nuova indagine. Una nuova analisi per cui è possibile riscontrare un nuovo incidente. Uno di questi che ha sconvolto l’opinione pubblica, è stato quello che ha posto in arresto, il giovane di 23 anni che domenica 22 Dicembre di sera, alla guida della sua Mini cooper, ha investito e ucciso a Gaeta il 60enne Giancarlo Peveri. La vittima stava passeggiando sul lungomare Caboto, nella zona di San Carlo dove risiedeva, insieme all’inseparabile cagnolina Laila, morta sul colpo insieme a lui. Il giovane arrestato, del posto, in un primo tempo sarebbe fuggito dal luogo dell’incidente, per poi ritornarci più tardi insieme al padre per ammettere le sue responsabilità. Sottoposto ai test del caso, il ragazzo è risultato positivo sia all’uso dell’alcol sia alle sostanze stupefacenti.

Ma non è tutto: il 4 marzo 2019 è risultato positivo al narcotest e ubriaco, Marouane Farah, il 34enne di origini marocchine alla guida della Audi A6 che ha ucciso due persone, Gianluca Carotti e Elisa Del Vicario, e ferito gravemente i due bambimi: lei, di 10 anni, figlia di Carotti, si è svegliata dopo ore di coma, mentre lui, di 8 anni, figlio di Del Vicario, era grave. E ancora si scopre che dieci giorni dopo circa, il 14 Marzo dello stesso anno, Pietro dal Santo, era ubriaco, tanto da travolgere con il furgoncino un bambino di appena 14 mesi che veniva trasportato beatamente e ignaro di tutto, dalla madre nel suo passeggino. Anche qui le analisi parlano e ci informano che il piccolo imprenditore edile aveva un tasso alcolemico di 1,96 grammo per litro, quindi quasi quattro volte il consentito per legge. È stato portato in ospedale a Bassano per il prelievo coatto, visto che si era rifiutato di sottoporsi all’alcoltest.

Questi sono solo alcuni episodi, ma ce ne sono stati molti di più. L’Italia è ad oggi in forte ritardo nell’attività di prevenzione dei sinistri associati all’alcol: si parla ancora poco dei dispositivi blocca motore e l’alcol-zero alla guida si applica solo ai conducenti professionali e ai neopatentati. Inoltre, i controlli stradali per guida sotto l’effetto di alcol sono in crescita ma ancora insufficienti.