Luca De Lellis. Una volta chiusa una porta, si apre un portone: così il proverbio ci dice. Si sta parlando ovviamente della più grande rivoluzione dello scorso anno in casa bianconera, quello che ha visto il rumoroso addio di Massimiliano Allegri e l’arrivo, altrettanto assordante, di Maurizio Sarri, ossia il maggior “nemico” sportivo proprio della Juventus negli ultimi anni. Allora delle domande sorgono spontanee.. perchè questa rivoluzione? Perchè cambiare un tecnico che nei suoi 5 anni di permanenza era riuscito a conquistare 5 scudetti, 4 coppe Italia, 2 supercoppe italiane e che per ben due volte era andato ad un passo dalla vittoria di un trofeo, la Champions League, che ormai rappresenta un’ossessione da più di 23 anni per i tifosi della Vecchia Signora? E poi, soprattutto, perchè proprio Maurizio Sarri?

Sono tutte domande che il tifoso della Juventus si chiede ormai dal 16 giugno scorso e alle cui, specialmente dopo il primo trofeo sfumato dell’era Sarri (supercoppa italiana persa 3-1 con la Lazio), ha dato una sola risposta: era meglio quando si stava peggio. E’ vero, perdere la gara più importante dell’anno non è mai bello, ma basterebbe soltanto ricordarsi le gioie e le emozioni avute nel cammino per arrivare prima a Berlino nel 2015, poi a Cardiff nel 2017, per capire che forse sì che era meglio prima, quando non si stava peggio. Non ce ne voglia Sarri, e nemmeno Agnelli che sicuramente avrà preso la sua decisione considerando il fatto che si fosse arrivati alla fine di un ciclo, ma soltanto pensare di ripetere quello che ha fatto l’allenatore livornese sarebbe pura utopia. Per pareggiare i conti l’ex tecnico del Napoli ha solo un obiettivo da raggiungere: vincere la Champions League, che non è proprio cosa di tutti i giorni. Molto, inerentemente al cambio tecnico, ha pesato quella maledetta sfida casalinga con l’Ajax del 16 aprile, che ha buttato fuori i bianconeri dalla Coppa dei Campioni, con tanto di CR7 in più (arrivato solo ed esclusivamente per aiutare la squadra a vincerla).

Ciò che abbiamo visto in questo inizio di stagione non è ancora il tanto atteso “sarrismo” (ammesso e non concesso che questa terminologia sia da utilizzare, visto che stiamo parlando di un tipo di gioco espresso solamente con il Napoli, nel quale tra l’altro non ha mai vinto un trofeo), ma rientra nella norma: inculcare nella testa dei giocatori una filosofia di gioco completamente differente da quella che li ha fatti vincere per 5 anni di fila non è per nulla facile. A farne le spese è stato un guerriero, un ragazzo che ha sempre dato tutto in campo per amore della maglia, probabilmente il giocatore più amato dalla curva in questi ultimi anni, Mario Mandzukic, costretto a fare le valige perchè escluso totalmente dal progetto. Al suo posto è tornato il “Pipita” Higuain che, insieme ad un rigenerato Paulo Dybala che sta regalando sprazzi da fenomeno assoluto e al sempreverde CR7, ha formato un tridente da favola, sul quale si sono costruite molte delle vittorie della Juve in questo scorcio di campionato (che vede i bianconeri primi in classifica a pari merito con l’Inter dell’ex Conte)  e nel girone di Champions (superato agevolmente da primi). Cosa bisogna aspettarsi dal domani? Nulla, si deve soltanto star vicino a una squadra che ci ha fatto sognare ed esultare per 8 anni consecutivi. Solo tra tanti anni capiremo quanto quello che ci ha regalato questa società sia un qualcosa di incredibile ed irripetibile.

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