Di Flavia Romagnoli. Di solito nessuno si dichiara mai favorevole alla violenza di genere, come è ovvio che sia insomma, eppure le misure prese dalla politica italiana perché il fenomeno del femminicidio finisca davvero, sono ancora troppo poche. Abbiamo bisogno fondamentalmente di soldi, è vero, ma di soldi che possono realmente fare la differenza tra la vita e la morte per la maggior parte delle donne. Innanzitutto servirebbe un fondo strutturale che ogni anno garantisca contributi economici certi, e proporzionali al fabbisogno, per ciascun centro antiviolenza; in poche parole, si dovrebbero raddoppiare le risorse dei centri antiviolenza, che ormai sono fondamentali per le vittime poiché, incentrati sulle relazioni tra donne, garantiscono accoglienza, ascolto, segretezza e anonimato. Inoltre, dopo che le vittime hanno affrontato un percorso di accoglienza in tali centri, si ritrovano catapultate in una fase che è altrettanto complessa, la fase del reinserimento nel mondo, per la quale in alcuni casi è addirittura necessario trasferirsi in un’altra casa, cambiare scuola ai propri figli e cercare un nuovo lavoro: per sostenere fino in fondo il percorso di fuoriuscita dalla violenza, va sostenuta in primis l’autonomia economica delle donne, proprio per questo servirebbe un reddito mensile per le donne vittime di violenza o maltrattamenti, soprattutto se pensiamo al fatto che in Italia, non avendo altra scelta, la maggior parte delle donne vittime di violenza è ancora economicamente dipendente dai coniugi che ne hanno abusato. Poiché la violenza sulle donne si nutre di disuguaglianza, discriminazioni, omertà, stereotipi, solitudine, indifferenza e ignoranza, servirebbero degli strumenti sociali e culturali che ci aiutino a riconoscerla, fin da bambini, in modo da prevenirla e, magari, sconfiggerla. C’è l’urgente bisogno che lo Stato si faccia carico di un dramma che è conseguenza di un fenomeno sociale e, se possiamo dire, quasi culturale, che continua a radicarsi in tutto il Paese e che come tale va affrontato: un po’ come accadde alcuni decenni fa con la Mafia, deve avvenire quel passaggio forte, ma fondamentale, di presa di coscienza del fenomeno del femminicidio, che porta una media di 100 vittime ogni anno. Cosa servirebbe lo sappiamo, iniziamo a metterlo in pratica.