Di Bianca Maria Nardone. Non ci si rende mai veramente conto di quello che si sta per fare, finché non lo si fa. Finché non arrivano le conseguenze, fino a che non si prende coscienza di quello che si è commesso. E’ stato questo l’errore di due ragazze, ragazze di soli 15 e 16 anni. Da una semplice ricerca su Google su come poter fare soldi velocemente fino ad approdare all’inizio di un giro infinito di sofferenza. E’ questo che ricorda Francesca, una delle due baby squillo coinvolte nel giro di prostituzione minorile che ha colpito la Capitale, e che ha deciso di non presentarsi e di non testimoniare con il suo vero nome, ma con uno di fantasia. Sofferenza, un malessere che non si è rivelato subito. E’ stato secondo all’eccitazione, al sentimento di onnipotenza e gioia data da quello che si definisce “guadagno facile”. Un guadagno che però non ha fatto sconti a queste due ragazze, che si sono rese conto troppo tardi, di aver messo in moto un meccanismo più grande di loro  destinato a fallire senza nemmeno troppo tempo. E così è stato.  Giorno dopo giorno, uomo dopo uomo, incontro dopo incontro, il giro di dolore prendeva sempre più posto nel cuore delle due ragazze, insieme al senso di vergogna e di paura. Paura per il timore di essere scoperte, paura per l’essere costrette a fare uso di droghe e di stupefacenti, per il terrore di non riuscire  più a risalire da quel baratro. Perché si sa, quando si fa un patto con il diavolo, il conto viene chiesto. Francesca rivela di aver finalmente capito che il suo corpo non è solo un oggetto, non è solo un pezzo di carne: esso è la sua casa, è l’ involucro della sua anima e del suo cuore. Ritiene di essere finalmente cosciente di questo, ma non riesce ancora a perdonarsi per quello che si è fatta. Per come ha permesso che uomini sconosciuti entrassero nella sua vita per soldi. Per essersi lasciata trascinare in un mondo in cui veniva vista come una merce di scambio. Ad oggi si continua a pensare solo all’atto in sé, ci si domanda come due ragazze così giovani e piene di vita possano essere arrivate a tanto solo per comprarsi vestiti firmati, cellulari di ultima generazione, borse costose. Ma il mondo gira in fretta, le richieste e le pressioni sono sempre maggiori, e  aumenta la difficoltà e la necessità di affermarsi come persone. Non è il nostro compito giudicare non possiamo dunque sentenziare sulla sorte di due ragazze, che per il timore di cadere nel dimenticatoio sociale, hanno affossato il loro cuore per denaro, per poter essere semplicemente prese in considerazione. Ma in tutto ciò, manca ancora una presa di posizione da parte della comunità ecclesiastica, che come già accaduto in passato, sembra che preferisca tenersi distante da questioni ritenute “scomode”.

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