Di Luca De Lellis. Ci si aspettava una Juventus molto, ma molto diversa da quella che si è vista al “Bentegodi” di Verona, specialmente dopo la bella vittoria della scorsa giornata contro la Fiorentina. Invece la Vecchia Signora è incappata in un’altra sconfitta, la seconda nelle ultime tre partite, che consente all’Inter di Conte vittoriosa nella stracittadina di agganciarla e alla Lazio, uscita con i 3 punti dall’insidiosa trasferta di Parma, di portarsi ad un misero punticino di distanza. Il dato abbastanza sconfortante per Maurizio Sarri è che per l’ennesima volta la sua squadra si è fatta rimontare da una situazione di vantaggio, cosa che, per fare un paragone “a caso”, con Allegri accadeva sporadicamente, per non dire mai. La Juventus non riesce mai a chiudere le partite e ha lo strano vizio di regalare gol agli avversari, come quello di Borini sull’assist involontario di Pjanic. E’ improbabile per una squadra che vuole vincere il campionato incassare 23 reti in altrettante partite, anche perchè la media degli ultimi 8 anni di scudetti è di 24 gol subiti nell’intera stagione. L’ormai prossimo rientro in squadra di Giorgio Chiellini, in questo senso, può dare lo scossone decisivo ai bianconeri sia in termini di leadership, sia a livello strettamente tecnico. Quest’anno, a differenza degli scorsi, ci sarà da lottare come dice lo slogan bianconero: “fino alla fine”. C’è da fare comunque i complimenti ad un Verona che si conferma la vera rivelazione del campionato, costantemente aggressiva per tutta la gara e capace di battere, dopo il pareggio all’Olimpico contro la Lazio, la capolista della Serie A.
Cambiano gli addendi ma il risultato non cambia”: la proprietà commutativa vale anche per il nuovo Torino di Longo, che non riesce a invertire la rotta rispetto alle ultime uscite dell’ormai ex compagine di Walter Mazzarri. Per la verità, anche se con l’attenuante di soli 4 giorni di lavoro, si è vista la stessa identica squadra dell’ultimo mese sia in termini di uomini, sia in termini di gioco proposto. Vedere i granata giocare, c’è da dirlo, non è assolutamente un piacere per gli occhi. Il “Gallo” Belotti lasciato completamente solo li davanti a fare a sportellate per tutto il match, la difesa che è solo una lontana parente di quella dello scorso anno e un centrocampo senza un giocatore capace di fare gioco sono solo alcuni problemi di una squadra senza corpo e senza l’anima che l’ha da sempre contraddistinta. Al contrario la Sampdoria ha reagito allo svantaggio iniziale, non esaltando a livello di prestazione ma conducendo una gara concreta e senza sbavature. Al resto ci hanno pensato i due giocatori più qualitativi della squadra: Quagliarella e Ramirez.
Anche Firenze in questa ventitreesima giornata di campionato rimane a bocca asciutta, dopo aver sfiorato per più di metà partita il colpaccio. L’Atalanta, come quasi sempre ormai accade, è venuta fuori nella ripresa riuscendo a sfiancare gli avversari che, alla fine, si sono dovuti arrendere allo strapotere fisico di Duvan Zapata e alla prodezza dalla distanza di Ruslan Malinovsky, uno che farebbe comodo a molte squadre del nostro campionato e che invece a Bergamo è relegato in panchina, a dimostrazione che il “Gasp” a sua disposizione ha un gruppo veramente forte in tutti i suoi effettivi che, fra una settimana, dovrà affrontare gli ottavi di Champions League con il Valencia, probabilmente la partita più importante della loro storia.

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