Di Giulia Capobianco. Tanti libri, manuali da mille pagine e uquel calletto che fa capolino fra le dita. Sono sempre lì, le macchie di inchiostro, indelebili come i ricordi più belli. Sempre lì, nella tasca in alto, le esperienze vissute, gli errori commessi, la preparazione assimilata. È quasi tutto pronto. È quasi pronto il bagaglio, sono quasi pronte le nuove foglie d’alloro; è quasi pronto il grande fiocco rosso.

Una tappa si conclude. Sulla scrivania vedo appunti scritti a mano, libri aperti e macchie di caffè ancora vivide. Quel caffè che mi ha accompagnata giorno e notte, a metà tra le pagine del diritto di cronaca e le regole di scrittura di un lead. Sulla scrivania vedo uno schermo e dei tasti ormai opachi, ma che riproducono perfettamente il ticchettio arbitrario del primo giorno. Ogni tanto penso a quanto mi sarebbe piaciuto poter muovere le dita su una vecchia macchina da scrivere; con me l’odore della carta e lo strano suono quando si arriva a capo. Sulla scrivania vedo oggetti, ma dentro di me vedo e sento altro.

Dentro di me vedo tanto. Vedo un nuovo bagaglio, di quelli apparentemente poco pratici e piccoli. In realtà quando mi accingo ad aprirlo, facendo lentamente scorrere la cerniera, è tutto diverso. Rivedo le pagine di quei manuali, le parole degli insegnati che s’imprimono definitivamente e restano intatte. Quando apro il mio bagaglio mi accorgo che non è di quelli piccoli e poco pratici, ma è ricco di conoscenza, cultura, passione e perseveranza…poi un sogno, che non vedo l’ora di poter realizzare.

Dentro di me sento tanto. Sento la tristezza di dover lasciare la mano di molte persone che mi hanno guidata, mi hanno accompagnata sempre. Sento la gioia di aver quasi concluso una nuova tappa, forse una delle più importanti. Sento la paura di non poter affrontare tutto ciò che mi aspetta, di non avere certezze. Sento felicità, per aver finalmente realizzato quello di cui raccontavo ai miei genitori all’età di sette anni.

Le certezze sono poche. Siamo realisti. Non è facile lì fuori, soprattutto per coloro che hanno appena indossato una corona d’alloro. Le certezze sono poche perché tutto cambia e non è semplice mettere in ordine. Voglio essere positiva e raccontarvi solo di quelle certezze che sono tali dentro di me. È un sogno, di quelli belli, di quelli che ti portano in alto. È un viaggio, ricco di tappe e contornato da ostacoli; probabilmente l’arrivo sarà ancora più complesso da vivere. Lo ammiro, ammiro ed osservo la fantastica professione da lontano, armata di lente d’ingrandimento, tenacia e una dose smisurata di costanza.

 

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