Aurelio Frattaroli. Brillante, poeta, multiforme. Con il suo sguardo vivo, positivo, spesso accostato alla grande figura di Michael Jackson. Creativo, resiliente, la sua più grande forza è quella interiore. Visionario e sperimentatore, è capace di mischiare più lingue contemporaneamente nei testi, non è limitato all’utilizzo dell’idioma italiano. Ghali Amdouni in arte “Ghali”, classe ’93, nato nella periferia di Milano è capace di rappresentare con la musica forti emozioni e realtà crude autobiografiche molto realistiche. Ci racconta della sua vita sentimentale, lavorativa, delle amicizie e soprattutto fa della sua poetica un percorso di redenzione. È stato capace di trasformare la sua umile infanzia, costruendosi una fan base nazionale di giovanissimi e non, in pochi anni. I suoi testi sono molto vicini agli argomenti di attualità che sono cari ai millennial. Spesso troviamo nella sua poetica citazioni alla cultura popolare che accomunano questa generazione, come i  videogiochi, citati i Pokemon e la famosa serie anime Dragonball. I suoi testi fanno leva ad un altro grande espediente: Il tema dell’immigrazione. La paura della non accettazione è molto caro a Ghali. Avendo avuto un background culturale, da una parte, comune ad ogni ragazzo italiano, dall’altra è mischiato alla differente esperienza e passato religioso dei suoi genitori di origini tunisine. L’argomento che più spicca di importanza è proprio il tema dell’integrazione. Le differenze culturali ci sono, eccome, ma la sua visione è quella di vedere questa diversità come un arricchimento personale più come un ostacolo o un pericolo per la società. La sua poetica fa uso spesso di slang italiane, utilizza parole arabe e debutta anche con un testo in francese. Le melodie cantate nei brani sono sempre orecchiabili e sono sostenute da una produzione musicale di grande qualità. Simone Benussi, in arte “MACE”, ha curato la maggior parte delle produzioni artistiche e si conferma una coppia di successo. Strano non vedere neanche una produzione musicale di Paolo Alberto Monachetti, in arte Charlie Charles, storico producer musicale di Ghali, probabilmente discostatosi per motivi discografici. “Good Times” e “Boogieman” con  featuring di Maurizio Pisciottu  in arte “Salmo” si confermano le due principali hit di questo ultimo album. A poco più di due settimane dalla pubblicazione su Spotify osserviamo dei numeri impressionanti: sei milioni di ascolti per la prima e ben diciotto milioni di ascolti per la seconda, confermandosi tra le prime posizioni della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana ndr.). “Good Times” presenta un riff di chitarra elettrica estremamente orecchiabile e il brano del feat con Salmo è un interessante sperimentazione dance, visti i loro precendeti lavori hip hop/rap/trap. Viviamo in un grande periodo di sperimentazione artistica nella musica pop e Ghali si presenta come l’esponente di questo nuovo movimento. Per quanto riguarda il linguaggio, Ghali, si sofferma molto sul rappresentare con le parole degli scenari, quasi fosse un film. Talvolta può essere ermetico nei testi ma può essere capito solamente comprendendo profondamente il suo vissuto e il suo nuovo modo di linguaggio che spesso è più vicino alle generazioni più recenti, millenial, rispetto quelle meno recenti.

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