Di Davide Schiavone Sembrava eresia quando a “Il processo del Lunedi” era consuetudine vedere Aldo Biscardi lamentarsi degli errori arbitrali ed esigere la famosa moviola in campo, ma già da qualche anno quel momento è arrivato. Lo ha fatto con un nome diverso: VAR (Video Assistant Refery), ma la sostanza non è cambiata.

 

Odiato e amato, criticato ed elogiato. Come ogni decisione c’è chi è estremamente d’accordo e chi è fermamente contrario.

Innanzitutto è necessario capire quando il Var può entrare in gioco, ovvero in situazioni di gol irregolare causato da un fuorigioco o da un tocco di mano, espulsione diretta, chiaro ed evidente errore in area di rigore e scambio di persona nel caso di un’ammonizione o espulsione.

 

Chiarito questo punto sul quale c’è molta confusione è giusto capire le ragioni che portano ad una divisione così netta davanti a questa innovazione.

 

I motivi per quale il Var viene elogiato sono diversi e sono principalmente quelli che hanno portato alla sua introduzione. Molte delle situazioni critiche vengono riviste, in questo modo si evitano tanti errori grossolani che possono condizionare l’andamento della gara. Si possono ricordare tra i più scandalosi della storia del calcio moderno italiano il gol di Muntari contro la Juventus nel 2012 o il fallo di Iuliano su Ronaldo il fenomeno nella memorabile Inter-Juventus del 26 aprile del ’98.

 

D’altro canto ci sono argomentazioni più che valide che portano ad una critica della moviola in campo, soprattutto per il tipo di utilizzo che se ne fa.

Il tema di discussione principale é la discrezionalità dell’arbitro. Se il fuorigioco é un qualcosa di oggettivo, un tocco con il braccio o i contrasto non sempre lo è, diventa necessario capire l’influenza di un fallo di mano in una determinata azione, se sia volontario o meno e la distanza dal corpo, stessa cosa per l’intensità di un contrasto o di una spinta e questo lascia l’ultima decisione all’arbitro in campo che per orgoglio personale non sempre torna sui suoi passi oppure si fa influenzare troppo concedendo un rigore senza neanche riguardalo. Sono proprio i tiri dal dischetto ad aver avuto l’impatto più violento con il Var, infatti basti pensare che lo scorso anno sono stati assegnati ben 186 rigori, 46 in più del record di 140 penalty che perdurava dal lontano 1949/50.

Altra critica che viene mossa al Var è il momento del suo utilizzo, che a decidere sono sempre gli arbitri a loro discrezione. Una corrente di pensiero vorrebbe che siano le squadre in campo a decidere come e quando chiamare il var, come funziona ottimamente in sport come la pallavolo, il basket e il rugby.

 

Insomma che sia amato o che sia odiato il Var ha sostanzialmente cambiato il calcio e anche le abitudini di chi lo guarda che a volte costringe a rimanere con l’urlo in gola prima delle prodezze di un suo campione. La speranza è che venga usato sempre e solo per ridurre la quantità di errori.

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