Di Mirko Vinci. Insistere non basta. Fantascienza, horror, action movies, blockbusters: nel corso dell’ultimo decennio tutti i paesi hanno iniziato ad aprire le frontiere della propria creatività ad un’evoluzione cinematografica in grado di tenere il passo a quello che sembrava essere l’inviolabile primato americano. Un forte senso di estraneazione quello dell’Italia, che sembra essere rimasta ancorata alla sua confort zone di commedie e cinepanettoni prodotti come un copia e incolla per la stessa e identica tipologia di pubblico. In un momento critico in cui i cinema sono costretti nuovamente a chiudere a causa dell’emergenza coronavirus, ogni strumento diviene fondamentale per garantire la continuità del rapporto tra industria cinematografica e consumatore e ne sono un esempio eclatante i numerosi servizi on demand. In questo contesto in cui ci vengono proposti mensilmente su queste piattaforme lungometraggi proprio per mantenere viva l’idea di un cinema che continua ad intrattenere i suoi spettatori, appare chiaro come non mai quanto si preferiscano spesso e volentieri proposte estere capaci di soddisfare i gusti di chiunque. Evidenti sono le mancanze del cinema italiano se messo a paragone, come l’incapacità di esplorare nuovi orizzonti o di lasciarsi alle spalle un cast che nel passare degli anni è divenuto quasi ripetitivo agli occhi dello spettatore, impedendo così a nuove leve di farsi strada nell’industria. Non tutto è stagnante in questa situazione e a testimoniarlo ci sono gli ultimi Davide di Donatello che hanno premiato le capacità innovative di alcune pellicole che oltre a profumare di moderno, assumono anche una valenza che sembra rompere questo circolo nel quale molte volte il nostro cinema sembra impantanato. “18 regali” con la sua storia tra una madre e una figlia, “Il traditore” con la sua biografia su un pentito di Cosa nostra o “Il primo Re” dove ci viene presentata una natura primordiale, sono solo alcuni esempi di pellicole premiate che oltre ad essere al passo con i tempi hanno dimostrato che il cinema italiano, capace di grandi cose, se vuole può. Queste coraggiose proposte compensano la perdita del messaggio iniziale con cui le grandi commedie italiane sono nate: far arrivare allo spettatore tramite una risata un messaggio di importanza morale senza cadere troppo nel volgare.

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