Di Susanna Cacciani. “Una prigione di vetro” o più semplicemente una barriera invisibile, che pesa costantemente sulla testa di ogni donna. Potremmo definirla così la discriminazione di genere, uno dei punti cardine della società di oggi, che vede coinvolte migliaia di donne, le quali ogni giorno scendono in campo per “rompere” quel vetro che impedisce loro di accedere a incarichi prestigiosi e ai centri nei quali si prendono decisioni, ma che più in generale le riduce a essere considerate inferiori rispetto al genere maschile. I dati parlano chiaro solo il 47,2% delle donne lavora, contro il 59% della media europea, collocandosi così al terzultimo posto in termini di inserimento delle donne nel mondo del lavoro.

Molti sono i provvedimenti che sono stati creati per cercare di diminuire la discriminazione di genere, uno di questi nato recentemente e che sta riscontrando un notevole successo in molti paesi europei è quello delle Quote di Genere, che in Italia hanno preso il nome di Quote Rosa. Esse possono essere definite un provvedimento con lo scopo di creare un equilibrio tra il genere maschile e quello femminile in determinate strutture pubbliche e private: consigli di amministrazione, sedi istituzionali elettive, imprese, organismi decisionali, istituzioni educative. In definitiva servono a garantire la rappresentatività femminile in ogni settore della società.

Sono molti i paesi europei che hanno applicato queste norme per tentare di riequilibrare tali disparità, tra questi anche l’Italia che nel 2003 ha modificato l’articolo 51, il quale ora recita “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Nonostante ciò la legge sulle quote rosa del 2006 è fallita e soltanto nel 2012 sono state approvate nuove norme che obbligano gli statuti degli enti locali a promuovere l’uguaglianza nelle giunte e negli enti, aziende ed istituzioni dipendenti da essi, a garantire che ciascuno dei due genere sia rappresentato per almeno un terzo nelle liste elettorali e a introdurre la doppia preferenza di genere per i candidati al Consiglio comunale. Una situazione questa della donna che va urgentemente cambiata per non perpetuare una discriminazione di genere sempre troppo evidente nel nostro Paese.

 

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