Di Giulia Orsi. Immaginate di camminare lungo le vie della città, vedere una stazione metro, scendere le scale aspettare sulla banchina il treno. L’annuncio agli altoparlanti comunica agli utenti che fra due minuti arriverà la metro. Vi voltate e vedete una persona , è identica a voi, che salta sotto le rotaie al momento dell’arrivo del primo vagone. Così prende corpo la serie Orphan Black trasmessa dalla BCC America dal 2013 al 2017 e suddivisa in cinque stagioni. Protagonista della serie e Tatiana Maslany  che ricopre talmente tanti ruoli di cloni, ognuno con delle caratteristiche differenti dall’altro che nel 2016 si aggiudicherà un Emmy come migliore attrice protagonista. Il principale clone è Sarah Manning una donna giovane, spossata e madre di Kira. Dopo avere assistito alla morte di questa donna misteriosa ma fenotipicamente conosciuta, Sarah verrà a conoscenza del piano di una multinazionale di nome Dyad Institute, che attraverso una selezione eugenetica crea cloni per studiarli e poi distruggerli. Lei e le sue “sorelle” si ritroveranno a combattere una guerra per la loro sopravvivenza.  Da quando le scienze si sono affermate nel mondo e lo hanno caratterizzato rendendolo moderno, l’uomo si è trovato a lottare per conservare quella sfera di libertà mentale che lo potrebbe portare a non vedere il cosmo esclusivamente come prodotto di leggi matematiche. Proprio per questo le cloni, figlie della scienza e create in laboratorio, nel momento in cui sono consegnate al mondo degli umani sviluppano un loro singolare carattere, peculiarità specifiche e risultano essere uomini a tutti gli effetti. Perciò la critica principale è mossa  lungo il filo rosso  della scoperta  ed il suo prodotto  e della sua appartenenza esclusiva alla scienza e quanto la stessa possa dichiarare la sua paternità su qualcosa che è necessariamente dualista. Per quanto si cerchi di stabilizzare in provetta un fattore, la natura delle cose emerge e questo è il caso di Sarah, unica clone capace di riprodursi, infatti tutti le altre sono sterili. Una serie affascinante piena di spunti di riflessione, ricca di tematiche sociali: povertà, adozione, omosessualità, malattia mentale, amore, amicizia che tassello dopo tassello scopre le carte di una trama fitta e impegnativa che si dispiega un episodio dopo l’altro. Ogni personaggio è legato inesorabilmente alla vita dell’altro e gioca un ruolo decisivo nel disegno finale della storia. Ad oggi l’idea di miglioramento della specie umana è andato lentamente scemando prendendo invece la strada dell’applicazione dell’eugenetica nello studio delle malattie genetiche, facendoci sperare, così, in una irriproducibilità di ognuno di noi e come anche la stessa serie Orphan Black volga, alla conclusione, in questa lieta direzione.

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