Di Francesco Di Stefano. Si telefonano, si mandando messaggi, si danno il cinque in Senato, si inviano i rispettivi emissari. Lo scorso ottobre dovevano anche andare a mangiare “un boccone insieme” in una trattoria del centro, ma poi all’ultimo è saltato. I due Mattei  tornano di nuovo a fare gli slalom tra le smentite dei retroscena, tra chi li vedrebbe uniti in un governissimo. O di salute pubblica o tecnico. Purché insomma non ci sia più Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Il leader di Italia viva, dopo aver fatto saltare il confronto con il presidente del Consiglio (rinviato a giovedì mattina), continua a minacciare l’esecutivo e prova a dettare le sue condizioni: “Questi 36 miliardi sono bloccati con un no ideologico dei Cinque stelle e di Conte: a me sembra una follia. Prendiamo i soldi, mettiamoli sulla sanità e smettiamola con le polemiche”. Nega di voler far cadere il governo ma poi dice: “Con la crisi non si va al voto ma si va in Parlamento a vedere se ci sono i numeri per una nuova maggioranza.  Ora bisogna solo aspettare l’incontro tra Italia viva e Conte per capire se il governo avrà un futuro. Il Pd è alla finestra ad attendere gli sviluppi. Una eventuale crisi forse non dispiacerebbe troppo al partito guidato da Nicola Zingaretti. Soprattutto se ci fosse l’impegno delle altre forze politiche a trovare un’altra maggioranza in Parlamento senza passare dal voto anticipato. Eventualità che potrebbe essere apprezzata anche dalla stessa Italia viva che in caso di urne rischierebbe grosso. Anche in questo periodo storico gli italiani, devono subire le manovre di palazzo dei nostri politici, che di certo pensano a tutto meno che al bene degli italiani. Uno dei tanti giochi di potere per tenersi strette le poltrone e per evitare il giudizio del popolo italiano. Cosa assurda visto la nostra Costituzione e il nostro sistema elettorale.

 

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