Di Simone Ferri. È un vero e proprio suicidio quello andato in scena al Dall’Ara di Bologna da parte della Lazio.
La squadra di Inzaghi, dopo la brutta batosta subita in Champions, cerca il riscatto in campionato, incassando però un altro pesante ko: gli uomini di Mihajlovic vincono 2-0 con un gol per tempo.
L’episodio chiave del match avviene al minuto 17′, quando l’arbitro assegna un calcio di rigore ai biancocelesti: sul dischetto si presenta il numero 17, Ciro Immobile, che si fa ipnotizzare dal portiere rossoblù; il bomber laziale calcia debolmente e senza cattiveria.
Dopo pochissimi minuti arriva il vantaggio del Bologna, che applica in pieno quella che nel calcio è una legge non scritta: gol mangiato, gol subito.
Da quel momento in poi, gli ospiti subiscono un netto calo psicologico, costretti a rimontare.
I giocatori con l’aquila sul petto sono apparsi spenti e superficiali, con scarse idee nella testa, tecnicamente sottotono.
Non sfruttano qualche potenziale contropiede concesso dai padroni di casa e nel secondo tempo il copione di gara non cambia, anzi, i capitolini trovano ancora più difficoltà a trovare la via della rete. Possesso palla sterile e confusionario, poca lucidità al limite dell’area e ciò che manca di più è la reazione del gruppo, che crolla mentalmente e fisicamente davanti alle avversità.
Gli emiliani, più affamati, riescono a raddoppiare con Sansone, chiudendo definitivamente i giochi.
La Lazio affonda e non ha alibi; è una sconfitta che brucia ed influisce molto in chiave classifica.
Inzaghi è il primo responsabile: se la squadra è stanca è anche a causa delle poche rotazioni effettuate dal tecnico, che non fa mai rifiatare i titolarissimi.
C’è da ritrovare fiducia e convinzione e anche qualche soluzione alternativa.