Di Francesco Stefanelli. Come volevasi dimostrare, il Festival non convince anche nella seconda serata. Il calo di share (dal 46% della precedente serata al 41% della seconda) mette in risalto tutti i lati negativi di questa edizione: da una ritmica a rilento (la prima sera si è protratta più del previsto fino a tarda nottata) fino ad esibizioni che rasentavano il ridicolo. La parte che fa storcere il naso è sicuramente il duo Amadeus-Fiorello, con la loro comicità e i loro monologhi (molto più corti rispetto alla prima serata) hanno sicuramente contribuito al calo di ascolti. La serata come di consueto si apre con la categoria Nuove Proposte, presentando una proposta di gran lunga superiore alla prima serata. Wrongonyou e Davide Shorty sovrastano i loro colleghi Greta Zuccoli e Dellai, proponendo un cantato più coinvolgente accompagnati da delle parti strumentali rimandabili alle vibes chill della Lo-Fi. Oltre allo scivolone goffo di Elodie con i suoi orecchini, la serata prosegue con uno degli ospiti più chiacchierati della scorsa edizione, Bugo, che in questa edizione ricalca il palco dell’Ariston in veste solista. C’erano i presupposti di un’esibizione di redenzione per il cantante lombardo. Purtroppo però non ha convinto a pieno, sfociando quasi nel ridicolo, regalando così una delusione al pubblico che si aspettava di più. Per riprendersi dalla cosa, la scaletta del festival ha deciso di far esibire uno dei mostri sacri della musica italiana: 55 anni di carriera. E che Orietta Berti. Presentandosi con un vestito al limite degli abbaglianti di un Treno merci, Orietta regala un’esibizione impeccabile senza toppare alcuna nota, facendo risaltare l’esperienza di più di mezzo secolo nel settore e dando una batosta alle nuove generazioni di cantanti italiani. Un tributo all’immortale maestro Ennio Morricone avvolge il palco dell’Ariston, anche grazie al contributo del figlio Andre Morricone e de Il Volo, facendo notare l’importanza che ha avuto il maestro nell’esportare l’immagine dell’Italia maestra delle arti in tutto il mondo. Uno degli ospiti più attesi è stata senza dubbio Laura Pausini, reduce di una vittoria ai Golden Globe per la colonna sonora del film La vita davanti a sè, regalando proprio l’esecuzione del brano vincitore del prestigioso premio internazionale. La parte indie torna protagonista insieme ai suoi rappresentati quali Willie Peyote, La Rappresentante di Lista e Lo Stato Sociale. Solamente La Rappresentante di Lista ha saputo regalare una performance degna di quel palco, accentuando come la formula che aveva portato al successo i suoi due colleghi non funzioni più ai giorni nostri. La più giovane dei concorrenti della serata, Gaia, mischia respiri spagnoleggianti ad un pop che ricorda molto Mahmood. Dal breve siparietto alla Barbara d’Urso con “l’intervista” al campione Alex Schwazer, la soglia dell’attenzione cala drasticamente, portando la serata a compiere seppuku. Nemmeno l’esibizione di Elodie, che prova in modo pessimo ad imitare la diva Beyoncè, può salvare l’irreparabile. Torna Ermal Meta col suo brano Un milione di cose da dirti , ma niente di eccezionale, non riesce a mettere carne al fuoco. Anche Malika Ayane non riesce a centrare il bersaglio, lasciando insipido il palato del pubblico da casa. Gigi D’Alessio veste dei panni giovanili rappando, non sapendo però che faceva ridere e basta. Irama sorprende tutti con La genesi del colore mischiando sapientemente elementi dance ed elettronici al suo stile canoro. ExtraLiscio ripropone una solfa trita e ritrita che sembra uscita dal 2011. Frutto di post di Facebook pseudo poetici, Gio Evan ha confermato il fatto che non sempre si può essere i nuovi Dante e Petrarca. Fulminacci dedica una canzone alla marittima città di Santa Marinella. Buona esibizione ma non eccelsa, a tratti trascurabile. In somme la seconda serata della 71esima edizione del festival della musica italiana conferma il fatto che non era da farsi, non in questi tempi. Nonostante tutto il Covid poteva essere una scialuppa di salvataggio per un festival che sta pian piano andando alla deriva