Di Francesco Stefanelli. “The queen of pop”, e non si intende Madonna, è senza dubbio la ruggente Stefani Germanotta o per meglio dire Lady Gaga. Eclettica, melodica, rockettara, divina: non basterebbe un dizionario della Treccani per descriverla; Il suo imporsi nella scena pop mondiale l’ha elevata come sovrana indiscussa dell’industria musicale. Oltre agli sfarzosi abiti Versace, ai tacchi Jeffrey Campbell e ad uno stile alla Rocky Horror Picture Show, Gaga è una ragazza comune a noi mortali, a discapito dei detrattori che la designano come una celebrità vacua. Il suo animo semplice ma anche tormentato riflettono a pieno le tematiche del suo quinto album Joanne. L’LP omaggio a pieno la famiglia Germanotta, risultando un lavoro completamente autobiografico. I toni sono molto più blandi rispetto al frenetico Artpop, rilassando le orecchie tra melodie di chitarra e pianoforte, immergendo l’ascoltatore nel viaggio spirituale di una giovane ragazza alle prese con i suoi mali interiori. Diamond Heart apre il disco facendo riaffiorare subito il più grande trauma della cantante, lo stupro subito al liceo da parte di un 20enne, come si evince dai versi “Some asshole broke me in wrecked all my innocence”. Miscugli blues, country ed elettronici trovano spazio in A_Yo, un “vivi e lascia vivere” verso quegli individui che nella vita sanno solo detrarre il prossimo, sputando impunemente cattiveria gratuita. La semplicità di pochi accordi di chitarra accompagna la canzone più significativa dell’album, la self titled Joanne, un omaggio verso la sua defunta zia di nome Joanne, a cui lei è particolarmente legata a livello spirituale. In sella ad una ruggente Harley si accendono gli animi per John Wayne. Il desiderio di un amore con l’uomo selvaggio del far west, proprio come l’attore John Wayne “Every John is just the same, i’m sick of their city games, i crave a real wild man i’m strung out on John Wayne”. Dancin’ in Circles è una discesa nei meandri della masturbazione femminile, un’esortazione alla donna nel non vergognarsi del proprio libido. Strutture rock, riff di chitarra e ritornelli tipicamente pop danno luogo allo sfogo di rabbia in Perfect Illusion. Non sempre i castelli costruiti sono solidi, alcuni son farti di carta, e basta un’illusione per spazzarli via come una foglia nel vento. I toni calano di intensità, ma non quella emotiva, e trovano grazie a delle note sul piano la cornice perfetta per Million Reasons. Nella vita accadono cose che per milioni di motivi possono far vacillare, far perdere la strada, e ci si aggrappa a qualcosa di superiore “Lord, show me the way to cut through all his worn out leather”, ma in fin dei conti basterebbe una sola buona ragione per poter tornare a vivere. Sinner’s Prayer è una dichiarazione d’amore non convenzionale verso un uomo che deve saper accettare il lato peccaminoso di una donna “I am what i am and i don’t wanna break the heart of any other man but you, but you…”. Come un canto di una mamma verso un figlio, Come To Mama ha come tema principale l’amore, forza motrice del mondo, cui una coppia chiede aiuto per non sopperire ai momenti difficili della vita. Ritmi cadenzanti scandagliati dai synth e dal duetto con Florence Welch dei Florence and the Machine, Hey Girl è un messaggio volto a tutto il mondo femminile. Bisogna seppellire i dissapori e unirsi, se non si ha l’appoggio di una sorella o di un’amica cosa si ha? “Hey girl, hey girl, we can make it easy if we lift each other”. A completare il cerchio Angel Down, una ballata dedicata al defunto Trayvor Martin morto nel 2012 a causa di uno sparo partito per sbaglio. Non a caso quest’ultima canzone è messa in fondo alla tracklist quasi come un messaggio. Non si può vivere costantemente nella paranoia, farsi sovrastare dalla paura è la cosa peggiore che potrebbe mai accadere. È importante reagire, ed è importante aiutare il prossimo, perché i problemi altrui sono problemi umani e possono accadere in qualsiasi momento.