Di Giovanna Bacco. Avere un’indipendenza economica, realizzarsi, condurre una vita autonoma, senza dipendere dai propri genitori per i giovani, oggi, è sempre più difficile. Una difficoltà che trova riscontro anche nella delicata situazione che noi tutti stiamo vivendo. Un complicato momento storico che spaventa, che immobilizza i sogni, le speranze, le aspettative dei ragazzi, che genera sconforto, paura, delusione, che blocca il futuro professionale, lavorativo. Molti vorrebbero partire, intraprendere un’esperienza nuova, stimolante, che consente loro di mettersi alla prova, affrontare nuove sfide, guadagnare qualcosa per se stessi. Mettere qualche soldo da parte per completare gli studi o anche per soddisfare un proprio bisogno o semplicemente per farsi passare un capriccio, come per esempio comprare un vestito o concedersi un pomeriggio in una spa. Senza essere costretti a chiederlo ai propri genitori. Senza dipendere da loro. Senza vincoli. Senza sentirsi a disagio.
Molti giovani, infatti, decidono di lasciare la propria famiglia, la propria casa, il porto sicuro per andare all’estero, perché ci sono più possibilità di lavoro, perché ci si può realizzare economicamente, perché si può essere indipendenti. Perché, in un certo senso, ci si può sentire liberi. Anche perché è vero che più si cresce, più si sente il peso di dipendere dalla propria famiglia.
Uno degli scogli inziali da affrontare e superare è quello di entrare nel mercato del lavoro, in quanto spesso non si riesce, ci si demoralizza, ci si arrende dinanzi alle prime complicazioni e questo provoca un profondo senso di sfiducia verso il futuro, portando ad assumere un atteggiamento passivo e conseguentemente inattivo.
Perché succede anche che molti smettono completamente di cercare lavoro. Secondo il 27esimo rapporto annuale dell’Istat sul quadro demografico italiano, l’età media, oggi, di uscita dalla famiglia di origine è di 30,1 anni (31,2 per gli uomini e 29,1 per le donne). Questo deriva indubbiamente dalla volontà di voler conseguire percorsi di studi sempre più specializzati ed avanzati, ma anche dalle numerose difficoltà che i giovani incontrano nel trovare un lavoro stabile e adeguatamente retribuito che gli permetta di vivere serenamente, di vivere da solo, di costruirsi una famiglia.
Ma come dice Cesare Cremonini, “per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale”: a prescindere dall’età in cui si decide di lasciare il tetto familiare, la cosa più importante è raggiungere una propria indipendenza, una propria stabilità, un proprio equilibrio, una profonda realizzazione di sé, che vanno ben oltre il lato puramente economico, ma riguardano la propria persona, la propria vita, la propria crescita personale.