Di Nicoletta Carli. Ci è stato raccontato più di un anno fa di un virus lontano, di cui non era necessario preoccuparsi. Non era necessario entrare nel panico, ma solo stare attenti e seguire le direttive. Poco dopo all’improvviso è stata reclusione, chiusura, fermo immagine. Una gabbia che è stata un’arma a doppio taglio: da un lato protezione e dall’altro una confusione tale da bloccarci, tutti. Un’arma a doppio taglio così come lo sono stati i TG che si, ci incollavano alla televisione per ore tanto forte era il desiderio di provare almeno capirci qualcosa; ma allo stesso tempo rivelavano verità confuse, che forse sarebbe stato meglio non sapere.
‘’Il Covid ha riportato indietro le lancette dell’orologio fino ai tempi in cui i TG facevano la parte del leone nell’informazione.’’ Questo è quanto riportato da dati Ansa, che affermano un impetuoso aumento di ascolti, circa il 50% in più nei mesi di aprile e marzo 2020 rispetto all’anno precedente. Evidentemente troppo alta la posta in gioco per incorrere in delle notizie poco precise. Eravamo tutti in trepidante attesa di poter ascoltare fonti sicure, che dicessero cose concrete e certe. Aspettative forse troppo alte per una situazione pandemica altalenante quanto la migliore delle montagne russe. Ed allora un virus di cui non aver paura si è trasformato rapidamente in una pandemia globale, dove l’unica macabra certezza erano le vite che si spegnevano, giorno dopo giorno, sempre di più. Si è parlato di una situazione che si sarebbe dovuta risolvere prima con un periodo non troppo lungo di quarantena, invece settimana dopo settimana, i tempi si prolungavano di mesi. Si è detto di somme per dei sostegni economici che sarebbero dovute arrivare, poi invece si è parlato di proteste in piazza per i fondi che non bastavano. Sono state date delle precise indicazioni per una riapertura in sicurezza, pochi mesi dopo la notizia di una nuova chiusura. Parola chiave: confusione. Una confusione che funge come una reazione a catena: confusa la situazione, confuse le notizie, confuse le persone. E così edizioni intere che per mesi hanno raccontato di morte, malattia, ospedali intasati, crisi. Una dolorosa preoccupazione gettata pesantemente sulle spalle di ognuno. Notizie che si modificavano da un giorno all’altro, da un’edizione all’altra. Una circostanza che cambiava in un modo troppo rapido per poterla inquadrare definitivamente. Ore e ore di telegiornale che coprivano del tutto ogni minimo barlume di luce, speranza o chiarezza. Una sola notizia era chiara e atemporale, tutto il mondo era sullo stesso ring a combattere contro un nemico invisibile, ma molto potente. L’unico e solo filo conduttore, che ci ha accompagnato dall’inizio di questa pandemia: ‘’l’emergenza non è ancora finita’’.
È stato quel che è stato. È stato qualcosa di difficilmente spiegabile. È stata una paura confusa, insinuatasi viscidamente nella spina dorsale del Mondo. È stata una guerra costata cara, e lo è ancora tutt’oggi. Ma oggi è anche speranza. La speranza che in un futuro i nostri TG, dopo mesi e mesi di dolore, confusione e preoccupazione, possano parlarci per uno ed un solo giorno con estrema chiarezza, del sole che ci illumina e dell’aria da poter respirare, finalmente, senza mascherina. Insomma,detto alla Miša Sapego, di ‘’Sole, vento, vino, trallallà’’.