Di Emanuele Mignone.
Il coprifuoco, questa gabbia imposta dal governo, che limita la nostra vita sociale ad un orario compreso tra le 05:00 di mattina e le 22:00 di sera, sembra non dover essere abolito in tempi brevi; in questi giorni si sta discutendo molto di questo argomento, e nuove indicazioni arriveranno durante le prossime riunioni della Cabina di regia, ma il premier Draghi ha già fatto capire che il coprifuoco rimarrà.
Secondo il Presidente del consiglio bisogna seguire la linea della prudenza e della gradualità, per cui al momento l’ipotesi più accreditata, è che questo confino orario potrebbe slittare dalle 22:00 di sera alle 23:00 come richiesto da gran parte delle Regioni.
Dichiara il Premier: “dobbiamo essere attenti a bilanciare le ragioni dell’economia con quelle della salute”. Ed è comprensibile, visto che l’economia dei locali e dei ristoranti è stata gravemente colpita a causa del Covid-19, e in vista della prossima stagione turistica si cerca probabilmente di limitare i danni prima un eventuale e sperato allentamento delle misure restrittive.
Il danno che purtroppo troppo poco viene menzionato nelle riunioni in Cabina di Regia è l’impatto sociale che stanno avendo queste misure di contenimento sul popolo.
Tutti noi abbiamo subito un radicale cambiamento della nostra vita quotidiana dall’inizio della diffusione del virus, la nostra libertà è stata sacrificata per ragioni di prudenza e sicurezza, ciò che prima per noi era una vita normale, adesso è solo un sogno in cui auspichiamo di tornare.
È chiaro che bisogna essere consapevoli che ciò che stiamo vivendo, e come lo stiamo affrontando, è sia per la nostra sicurezza, che per quella di tutti i nostri cari; ma dal momento che la situazione sanitaria settimanalmente sta finalmente migliorando anche grazie al nostro sacrificio, ci sembra di assurdo ricevere “forse” in cambio del nostro dovere collettivo solo delle briciole, cioè un’ora in più di libertà.