Di Irene Orlando. Inadeguata, limitata e limitante, salvaguardia dei facoltosi, vecchia. La politica italiana è questo. Rientra, infatti, sempre meno negli interessi della GEN Z: una massa di inetti, giovani privi di spina dorsale, incapaci di cambiare le sorti del proprio paese, è questa la nuova generazione secondo gli adulti. Gli adulti, la causa principale della condizione di inerzia nella quale riversano i giovani. Gli stessi adulti che hanno lasciato in eredità alle nuove generazioni un sistema rappresentativo incapace di venire incontro alle loro necessità, i loro ideali. Vivono in un contesto privo di stimoli, opportunità, brancolano nel buio e hanno paura di ciò che accadrà in futuro. Il punto però è un altro: i giovani non fanno nulla per cambiare ciò che li circonda, sono ininfluenti. Nelle grandi città solo il 40% dei giovani vota. Il voto è stato conquistato con il sangue e ora ci si sputa sopra. La rappresentanza del sistema deve essere affidata a chi è capace di gestire le varie difficoltà presenti in democrazia, partendo dai problemi delle generazioni future. Il senso della collettività, che caratterizzava le manifestazioni nei primi anni del 2000, sembra ormai perso; vige l’individualismo. Bisognerebbe rendersi conto dell’importanza che esercita il singolo in relazione con gli altri e di come questo rapporta possa, col passare del tempo, cambiare le sorti della società. La chiave è reagire, lottare con tutti i mezzi che si hanno a disposizione per portare avanti i propri ideali. Il dissenso è un’arma.