Di Lorenzo Carafa. Il crimine non ha età. Baby gang; due parole sempre più affascinanti agli occhi dei più giovani. La criminalità ha un’età sempre minore, e questa piaga si sta espandendo in tutta la nazione senza mai rallentare. Il mito del criminale che si è creato in queste nuove generazioni spinge ragazzi sempre più giovani ad intraprendere questa carriera senza calcolare le conseguenze. Il dilagare di questo fenomeno è agevolato dalle condizioni familiari e dalle storie pregresse che si hanno. Il fenomeno spaventa e non poco tutti i genitori che temono per la salute dei propri figli da una parte, e la possibilità che vengano inclusi in attività illecite dall’altra. La scuola è un altro luogo dove il fenomeno può sia essere combattuto che incoraggiato, in questa si trovano ragazzi di tutte le età ed i più giovani possono essere facilmente condizionati dai più grandi. Entrare in un giro losco è paurosamente facile al giorno d’oggi, e questo fenomeno fa gola anche alle grandi organizzazioni criminali. I giovanissimi vengono utilizzati dai ‘’pesci grossi’’ per pericolosi ed ingrati compiti, adescati da un grande tenore di vita. Questi fattori alimentano la criminalità giovanile e le aspettative che i giovani hanno nei confronti di questa carriera, quando l’aspettativa creata da questa vita dovrebbe essere unicamente quella delle conseguenze che si avranno. L’esistenza e il dilagare di questo fenomeno è la rappresentazione di quanto la società sia sempre più degradata e che i giovani, il futuro del paese, inizino già da tenera età a vedere speranza in tutto ciò che c’è di sbagliato.

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Cronaca