Di Martina Sambucini . Esausti, amorevoli, fieri e appagati, nonostante tutto. Lo si vede dai loro occhi. Dove in quel mondo traditore, infame e violento, sono proprio loro, le donne, che rispondo alla morte con le nascite dei loro figli. È il progetto fotografico di Laura Salvinelli che vede protagoniste le donne del Centro di Maternità di Emergency nel Panshir, concretizzato nella mostra Afghana in esposizione, fino al 24 ottobre, nell’ambito della Festa del Cinema a Roma. Protagoniste inconsapevoli ma determinanti: sono ostetriche, infermiere e mamme afghane per questo Reportage, di questo spezzato di vita che oggi, in una realtà come quella dell’Afghanistan non sembra quasi più essere pensabile. Empatia ed esigenza umanitaria sono le chiavi di lettura di queste immagini, tanto intime quanto simbolo di appartenenza alla vita e ad un progetto più ampio, quello di poter donare la vita. Immortalare quelli che sono tabù in un territorio così diffidente e severo è una sfida, è simbolo di speranza. È fondamentale oggi sensibilizzare il pubblico a non lasciare da sole le donne afghane e l’intera popolazione che vive sotto assedio. Loro sono lì ed hanno bisogno di aiuto. Mantenere alta l’attenzione sul tema è l’obbiettivo del progetto insieme alla diffusione di un messaggio: la nascita tra le macerie, la vita che sboccia durante la guerra. In un mondo che va a rotoli, in cui la lotta per la supremazia prende il sopravvento, c’è uno spiraglio di luce, di fiducia nel futuro.