Di Carlotta Foschini

Un’esperienza di vita, una liberazione, una riflessione.. questo è quello che ho provato a parlare in aula, durante un dibattito, di uno degli argomenti più intimi e profondi: il rapporto genitori-figlio. Mi sono seduta su quella sedia pensando che non sarei riuscita a parlare, che qualcuno potesse giudicarmi o ferirmi. Non è facile parlare del rapporto che hai con un genitore soprattutto se quest’ultimo è fonte di insicurezza e sofferenza, ma l’ho fatto sperando di lasciare un messaggio: non bisogna mai arrenderci con noi stessi, bisogna sempre scoprire cos’è che ci fa stare male e non si deve aver paura di migliorare e cambiare. E il passo più importante penso che sia quello di capire i limiti dei propri genitori, accettarli e crescere. In quell’aula all’inizio non riuscivo a parlare, a guardare le persone negli occhi, perché è difficile aprirsi di fronte a così tanta gente, soprattutto se non conosci nessuno. Avevo paura che mi potessero giudicare o che non mi potessero capire.. invece piano piano mi sono sentita sempre di più a mio agio, sempre più “compresa”, anche grazie al professore che mi ha fatto riflettere e mi ha incoraggiata. Non ho mai parlato di un qualcosa di così profondo per me con qualcuno che non conoscevo, eppure devo dire, che sono uscita da quell’aula, piena e soddisfatta con una voglia di migliorare e di confrontarmi con gli altri. Non pensavo che tutte quelle domande, quei consigli, quelle considerazioni, potessero in qualche modo farmi sentire bene, bene perché si capisce che non si è da soli e c’è qualcuno che ti porge una mano anche se non ti conosce. Non escludo che avevo paura a parlare di fronte a quelle persone, ho pensato proprio prima di entrare “forse è meglio che non lo faccio”, ma quello che mi spingeva di più, oltre al fatto che per me era un momento in cui potevo prendere più consapevolezza di me stessa, era un momento per poter lasciare un messaggio a tutti quei ragazzi che stanno passando un brutto momento e hanno bisogno di qualcuno che li incoraggia. Spero con tutto il cuore di essere riuscita a contribuire, almeno in parte, a far capire che dobbiamo mettere al primo posto noi stessi, dobbiamo sfogarci, piangere, dire come la pensiamo, crescere e migliorare. Ringrazio il professore e tutti i ragazzi per avermi capita, ascoltata e per essermi stati vicini, anche solo con uno sguardo e un sorriso, che riescono a scaldare sempre l’anima.