Di Anastasya Anastas. Nel XXI secolo il mondo è ancora per gli uomini. Essere allenatori rimane un lavoro prettamente maschile a causa degli stereotipi, i pregiudizi e gli svantaggi che continuano ad esistere verso le donne. Sembra che la nostra società sia ancora fortemente radicata ad una concezione per cui la donna sia il sesso debole e destinata a lavori meno “importanti”.  È ora di dare spazio alle donne, di dare loro la possibilità di un’evoluzione nella carriera sportiva, dato che al momento l’idea di un’allenatrice donna in qualche campionato maschile sembra ancora essere un’eresia. Eppure essere allenati da una donna porterebbe i suoi vantaggi, le donne sono per natura maestre, nutrici, e tendono ad avere un buon equilibrio tra competizione e cooperazione, sono predisposte a fare da mentore. Per superare gli ostacoli che ancora permangono per le allenatrici, sarebbe necessario introdurre una figura femminile a fianco degli allenatori, per sensibilizzare gli atleti e il pubblico ai benefici e alla capacità, le allenatrici dovrebbero poi avere l’opportunità di continuare la propria carriera da protagoniste su base meritocratica, una volta dimostrato il loro valore aggiunto. È importante aumentare, riconoscere e sostenere la fiducia, il rispetto, il supporto e le relazioni positive delle allenatrici da parte dei gruppi sportivi e delle istituzioni. Devono essere impiegate risorse per far sì che sempre più donne rivestano i ruoli di protagoniste nella pratica degli sport. È di fondamentale importanza avviare programmi volti alla sensibilizzazione delle persone, a partire dai più giovani. Uomini e donne devono avere le stesse opportunità anche se la meritocrazia in Italia è lontana e la burocrazia rende tutto molto più difficile per le donne.  La strada per la donna rimane comunque sempre più dura, lunga e tortuosa.