Di Giulia Magnante. Donne: attraverso la loro fermezza e perseveranza, sono in grado di superare i limiti imposti dalla società che ancora oggi discrimina il genere..

Una volta era impensabile per una donna sognare di divenire un arbitro, proprio come in molti altri ambiti lavorativi in cui la loro figura viene messa al di sotto di quella dell’uomo.

Essere brave ed avere talento però non basta, bisogna essere sempre in continuo aggiornamento e investire il proprio tempo nell’allenamento e nella preparazione. Sicuramente le donne potranno avere uno svantaggio fisico ma per contro hanno molte altre cose che permettono di limitare questo gap, tra cui oltre la professionalità e la preparazione, l’auto motivazione. Presenti maggiormente all’interno di partite futsal e campionati inglesi, le donne arbitro stanno prendendo sempre più piede nell’ambito calcistico.

Ricordiamo la figura di Stéphanie Frappart, la prima donna ad aver arbitrato una gara di UEFA Champions League, quella tra Juventus e Dynamo Kyiv. Una designazione che ha fatto parlare i giornali e le TV di tutto il mondo, ma a cui la UEFA non ha dato conto e definito normale amministrazione per aver scelto uno dei migliori arbitri d’Europa. Ciò malgrado si possa notare come gli atteggiamenti dei giocatori siano meno aggressivi riguardo le decisioni prese durante le partite; tuttavia, al contempo molte persone, stampa compresa, cercano sempre di scoprire informazioni personali per poter attaccare le scelte arbitrarie di quest’ultime. Purtroppo per loro, la professionalità di queste donne è inattaccabile. Ciò nonostante, vi sono diversi ambienti in cui la donna arbitro non è ben vista e considerata incapace di arbitrare una partita di calcio; tale pensiero è inaccettabile perché l’arbitro donna ha una formazione atletica e tecnica alla pari dei colleghi uomini ed è importante ricordare che il calcio è di tutti e di chi lo ama. Le designazioni vengono fatte per merito e queste donne meritano grandi elogi per il duro lavoro e la dedizione che le hanno condotte a questo livello; la presenza di direttrici di gara nelle competizioni maschili non deve quindi più sorprendere.

 

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