Di Gabriele Dominici. Roma 20 marzo, ore 18, la città si ferma, va in scena allo stadio Olimpico il tanto atteso derby della Capitale.

Quello di Roma ha sempre avuto un fascino particolare, fra due squadre che anche quest’anno hanno puntato su questo incontro per il riscatto di una stagione pressoché deludente. La Roma si presentava con una qualificazione ai quarti di Conference League agganciata all’ultimo minuto contro una squadra nettamente inferiore, almeno sulla carta e con risultati, in campionato, fino ad ora non all’altezza delle aspettative. La Lazio arrivava sicuramente meglio a questo big match riscuotendo i favori della vigilia, poiché sembrava avesse convinto sul piano del gioco dando segni del famoso “Sarrismo” e dimostrando maggiore personalità calcistica.

 

Le due curve hanno risposto all’appuntamento con due coreografie che hanno fatto da cornice ad uno stadio strapieno.

 

Fischio d’inizio e goal…la Roma trova subito la rete su calcio d’angolo ed indirizza il derby a proprio favore potendo interpretare la partita nel modo migliore, difesa e ripartenza.

A fine primo tempo la squadra di casa si ritrova sul risultato di 3-0 grazie alla doppietta dell’inglese Tammy Abraham, che ha già conquistato il cuore dei tifosi, ed una punizione calciata magistralmente dal capitano Pellegrini, ma soprattutto con grande demerito della Lazio che non ha saputo reagire al gol lampo, incapace di riorganizzare il proprio gioco.

Una Lazio tanto brutta da non meritare gli “Olè” della tifoseria romanista, prontamente stoppati da alcuni giocatori in campo, ma soprattutto dall’allenatore Josè Mourinho, che nel post-partita sottolineerà l’importanza di vincere ma sempre con rispetto dell’avversario, nascondendo, forse, l’idea di un calo di concentrazione da parte dei suoi e rivivendo i fantasmi di Roma-Juventus.

 

Il secondo tempo è stato solo una formalità, con la Roma a difendere il risultato e con una Lazio troppo sterile che non ha impensierito la difesa dei giallorossi e troppo timida per parlare di una vera e propria reazione.

 

La Roma ha battuto la Lazio, ma soprattutto Mourinho ha battuto Sarri.

L’allenatore portoghese ha schierato di nuovo il bambino Zalewski, nonostante la prestazione deludente di Udine, che non ha deluso le aspettative, ed ha lasciato in panchina il tanto atteso Zaniolo, che non ha  trovato spazio neanche sul 3-0, preferendogli Olivera, scegliendo di effettuare  un cambio tattico che ha dato ragione allo Special One.

L’allenatore biancoceleste, invece, nel momento in cui la sua squadra si è trovata a dover rincorrere e ad adottare una nuova strategia di gioco, non ha saputo trovare le soluzioni giuste per cambiare l’inerzia della partita.

 

Forte dei tre punti conquistati la Roma supera la Lazio in classifica e si ritrova al quinto posto e sogna un improbabile quarto posto ai danni di una Juventus in netta ripresa.

 

 

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