Di Martina Cagnucci. Ansia: uno degli stati emozionali più ricorrenti nella natura umana e soprattutto nei giovani. L’ansia è quel sentimento che spesso non riusciamo a definire, un mix tra paura e confusione che crea dentro di noi delle emozioni talmente forti da non farci capire più nulla.I giovani del 21 secolo, soffrono sempre più spesso di attacchi di panico, ansia o depressione e questi disturbi  principalmente dalla società in cui viviamo. Le cause potrebbero essere molte: una delle più comuni riguarda le aspettative che hanno i genitori nei confronti dei propri figli; in questo modo i figli si sentono sempre controllati, incapaci di sviluppare autonome forme di gestione dei propri equilibri. Controllati ed iperprotetti. Dunque i genitori non devono pretendere di gestire in tutto la vita dei figli, pensando, così, di favorirli, perché, in realtà producono in loro timori, paure, e quindi stress e ansia. Altra causa importante che determina questi disturbi sempre più oppressivi e incisivi sono i social media: infatti gli adolescenti italiani trascorrono in media 31 ore a settimana davanti a uno schermo, la maggior parte di queste su piattaforme come: Instagram, Facebook o Tik Tok. I social, quindi, sono responsabili di questo aumento di stress negativo, tanto da rendere questi ragazzi fragili e insicuri: sempre connessi ma tutti soli. Molto spesso però questa parola: ansia viene sopravvalutata. I ragazzi scambiano emozioni forti per disturbi creando così attorno a loro un ciclo fatto di psicofarmaci e terapie, quando in realtà stanno affrontando semplicemente ‘’una crisi d’identità’’ causata sicuramente dalla giocane età, ma che ovviamente sarà passeggera. Infatti bisogna prendere in considerazione anche lo stress positivo, quello che dà carica, grinta, pensiero positivo e che quindi non deve essere scambiato per un disturbo o una patologia che porta alla vera ansia. Dunque: l’unico antidoto per stare bene? Sicuramente cercare di non temere i piccoli stress, non avere paura dei piccoli fallimenti, di qualche brutto voto o di un giudizio negativo, e puntare al fatto che “nessuno è nato imparato” ma che tutti, sbagliando, impariamo.