Di Giordano Tabbì. Un pupazzo, semplicemente un pupazzo. Brutto, per carità, ma da un personaggio che interpreta il ruolo di antagonista in un videogioco horror che cosa ci si aspettava?

Incredibile ed affascinante allo stesso tempo di come questa notizia abbia avuto un rimbalzo mediatico così importante. Huggy Wuggy è un personaggio di Poppy Playtime, un videogioco survival horror che sta spopolando nel web e negli ultimi giorni è diventato famoso perché “spaventa i bambini”.

Caratterizzato da un pelo blu, le labbra rosse ed i denti aguzzi, questo personaggio è frutto della fantasia degli sviluppatori del videogioco, ma, secondo molti provoca ansia, paura e terrore nei bambini. In molti si sono esposti contro il peluche per difendere i bambini, in particolar modo il Codacons lo ha definito un peluche con “potenzialità di innescare una serie di problemi intrinsechi nell’animo dei bambini” e la polizia di stato, attraverso un lungo comunicato del suo dipartimento di polizia postale, ha consigliato ai genitori di tenere lontani i bambini dagli elementi che contengono al loro interno questo personaggio.

Il discorso è sempre lo stesso, il pupazzo è un semplice personaggio, peluche, protagonista di video, ecc. come tanti altri, ma il contenuto che viene associato a questo pupazzo, quello di essere un antagonista di una storia horror, non è un contenuto adatto alla visione dei bambini. Assenza dei genitori o assenza di controlli sul web? Diciamo che la colpa è nel mezzo. Controllare tutta la rete web, i social e i vari pericoli che ne derivano per la polizia postale, o chi di dovere, è impossibile. I genitori dovrebbero controllare l’operato dei loro figli, ma purtroppo, essendo spesso una generazione venuta a contatto troppo tardi con il mondo digitale, non è istruita per programmare i vari strumenti di parental control che esistono e spesso non riesce a comprendere la differenza tra intrattenimento e pericolo. Inoltre, bisogna segnalare che, in questo specifico caso, molti dei video non venivano filtrati dai filtri genitori dei vari siti web. Allo stesso tempo i bambini sono sempre più attratti dal mondo digitale e, la loro curiosità, a volte però può trasformarsi in un trauma che, come una cicatrice, può rimanere impresso per sempre nella loro vita.

Speriamo che le nuove generazioni di genitori, che sono digitalmente più evolute, riescano a controllare al meglio i loro figli, a canalizzare la visualizzazione dei loro contenuti, e a contingentare l’uso della rete, stimolando positivamente e attivamente il bambino. Il web deve essere una risorsa, non un mare pieno di squali, e i bambini determinati contenuti non dovrebbero vederli.