Editoriale di Giorgia Rinaldi. Politicanti vil razza dannata, per una campagna elettorale sentita, faticosa, travagliata, deludente e a tratti tragicomica. Come gran parte delle volte, si è trasformata in una partita dove chi riesce a tirare maggiormente l’acqua al proprio mulino, vince. Una gara, dove chi riesce a cavalcare l’onda del malcontento popolare di elettori delusi, riesce a ipnotizzarli, trascinandoli con sé. Una campagna elettorale trasformata in lotta. Una lotta tra una destra che ha vomitato odio contro i migranti, che ha minacciato il diritto all’aborto, che ha discriminato i diritti delle persone LGBT+. Una destra che ai poveri vuole togliere il reddito di cittadinanza e ai ricchi vuole dare 60 miliardi con la flat tax. Una destra che dell’ambiente non se ne cura, che per anni ha strizzato l’occhio a No Vax, Putin, Orban, fascisti, complottisti, che è contraria alla cittadinanza per i bambini stranieri nati in Italia e che vuole lasciare alla mafia i miliardi delle droghe leggere. E all’opposizione una sinistra, da anni poco sinistra e molto deludente, divisa e alleata allo stesso tempo per convenienza e giochi di potere, che si è dimenticata di far arrivare i propri messaggi a quanti più cittadini nel modo più preciso, coerente e abile perché troppo distratta nel mettere alla gogna il governo già esistente. Come tutti sappiamo e in molti prevedevano, il partito vincente di questa lotta è stato Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni. E mentre adesso c’è chi esulta per chi ha vinto queste elezioni e salirà al potere, chi cade nella solita linea di divisione che vede a posto e puro chi vota un partito e mostruoso o abominevole chi ne vota un altro, sfugge un dato fondamentale, al quale non si sta dando la giusta importanza, ma che è sicuramente la risposta finale a queste elezioni. C’è una forza che è prevalsa e ha superato anche il partito di Fratelli d’Italia. In Italia, a vincere realmente non è stata la Meloni con il suo 27%, ma l’astensionismo con il suo 37%. A vincere sono stati gli indecisi, gli astenuti, gli insoddisfatti. Sono stati tutti quegli italiani che consapevolmente, si sono presi la responsabilità di rinunciare ad un diritto fondamentale per la vita civile di ogni essere umano.  I politici potranno anche ignorare questa situazione drammatica, per questo siamo noi a dovergli dare luce. Bisogna esaminare le cause del forte astensionismo. A partire dai programmi di questa campagna elettorale, probabilmente troppo lontani dalle vite reali delle persone. Programmi elettorali di una classe dirigente che non risponde concretamente alle persone e alle famiglie in difficoltà, che rischiano la povertà assoluta. Un forte assenteismo dovuto anche al numero di persone a cui non è stato consentito votare, un chiaro esempio è l’astensionismo involontario dei fuori sede. Un problema che deve essere risolto e che deve diventare priorità del nuovo governo, ancor prima di esultare per una vittoria poco solida. In tema fuorisede, la colpa della poca affluenza al voto è stata attribuita anche a tutti quei giovani che hanno deciso di non votare pur potendo. Pesa in particolare la disaffezione dei giovani nei confronti della politica, non interrogandosi però dei perché. In pochi, infatti, si sono soffermati a pensare che il paese che si vuole creare per i giovani e che è stato sfilato durante la campagna elettorale, è pensato senza di loro. I giovani vengono legati ad un futuro prossimo, senza che gli sia riconosciuto un ruolo attivo e rivoluzionario nel presente. Le idee dei giovani vengono ascoltate, certamente, ma vengono prese in considerazione con affetto genitoriale, le si tengono lì, per considerarle chissà, prima o poi. E così si forma un’Italia ideata a immagine e somiglianza di una generazione che molto presto lascerà il proprio posto nel mondo, per consegnarla ai giovani ancora tra qualche anno. Così, come i genitori lasciano con incertezza le chiavi della propria macchina ai figli. Questo deve far riflettere. Programmi elettorali che non hanno dato importanza ai giovani e alle loro richieste, a partire dall’istruzione. Nei programmi elettorali sulla scuola delle forze politiche, dall’estrema sinistra fino a Fratelli d’Italia, non emerge la visione di un modello di scuola profondamente innovativo in grado di rispondere alle sfide attuali e future poste dall’evoluzione tecnologica, ambientale e sociale per un paese in cui oggi uno studente su due al termine del ciclo di studi è sostanzialmente impreparato, come certificato dall’Invalsi.  Ma tutte queste cause non esonerano i giovani che hanno deciso di non votare. Essere giovani non è un alibi, tutt’altro, è una grande responsabilità. Per questo, a tutti quei giovani che hanno deciso di non votare consapevolmente, perché ignorati, illusi, non ascoltati abbastanza dalla classe politica, è necessario fargli capire che proprio per questo era loro compito mettere più pressione al governo. Mettere pressione al governo non significa però esprimere il loro scontento sui social, significa informarsi. Questi partiti e politici non sono sbucati ieri dal nulla, ma hanno una storia. Fondamentale era conoscere come si sono comportati per anni, conoscere la loro coerenza, le loro idee, i loro comportamenti, la loro serietà, la capacità di mantenere le promesse fatte in passato. E se la voce dei giovani non è stata ascoltata a sufficienza, era loro responsabilità farsi sentire con più insistenza, con più forza. Anche urlando se necessario. Era loro compito capire, che non si vota un partito per “accontentarsi del meno peggio”, si vota perché ognuno di noi ha il diritto di scegliere chi meglio rappresenta la nostra persona. Era loro compito capire che questa volta in ballo non c’era solo il governo, ma una partita molto, molto più importante: la Costituzione. Colpa anche di chi aveva il ruolo di farglielo capire? Probabilmente.  Ma in questo momento la ricerca al colpevole è poco proficua. Adesso si va avanti, un nuovo governo sarà formato e presto sarà al potere. Questo governo sarà maggiormente composto da membri di centro-destra. Inutile cadere nell’ondata di fortissima disperazione e di terrore che si sta manifestando negli ultimi giorni. Queste elezioni probabilmente non hanno rappresentato nessuno di noi, ma è arrivato il momento di darsi da fare seriamente. L’Italia ha tanti problemi e la divisione “migliori e peggiori” in questo momento non deve esistere. Anche se ogni conquista da oggi, con un governo di centrodestra,  sarà più difficile, bisogna continuare a lottare. È arrivato il momento di combattere con più acutezza per garantire nuovi diritti che ci aspettano e per mantenere quelli che abbiamo già raggiunto. È urgente comprendere che non è troppo tardi.

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Politica