Di Ludovica Lamboglia. Una difesa che non fa quasi più acqua da nessuna parte. Attenzione però, perché l’assenza di umiltà e un pizzico di presunzione può mettere a repentaglio quanto fatto finora. La Lazio riparte dal primo settembre, la sessione di calciomercato estiva biancoceleste ha messo le basi per un investimento che punta ad una crescita esponenziale. I risultati sono già evidenti anche se c’è ancora tanto su cui lavorare, ma le premesse sono invitanti. Alessio Romagnoli, Mario Gila, Nicolò Casale sono i tre rinforzi per i centrali di difesa. Cos’è cambiato rispetto ad un anno fa? La grande crescita di Patric è stata abbinata all’esperienza dell’ex Milan e insieme hanno contribuito a riparare il settore maggiormente passivo della Lazio. I movimenti, le uscite, lo scappare all’indietro in maniera compatta sono state la matrice dei miglioramenti nel reparto arretrato. Se la filosofia di Sarri punta al far girare la palla il più veloce possibile, alla qualità di palleggio e alla verticalizzazione, è pur vero che la chiave sta tutta nella fase difensiva. Nelle prime sette partite di campionato, netta è stata la crescita: linee verticali chiuse, squadra corta e compatta, un baricentro che, seppur mantenuto più basso, ha permesso di avere uno schermo di qualità alla squadra. Questa tattica ha contenuto il più possibile il risultato mettendo in difficoltà gli avversari che così, si sono ritrovati ogni linea di passaggio murata. Ma dove sta la differenza? La Lazio in queste prime sette partite di Serie A si ritrova ad aver subito solo 5 gol, 7 in meno rispetto allo scorso anno. Non solo, ha persino mantenuto la porta inviolata per la bellezza di 3 volte in campionato. C’è però un dato da mettere ben in risalto e soprattutto su cui lavorare maggiormente. Ciò che ha condizionato da sempre la Lazio sono le palle inattive: il vero punto debole della squadra targata Sarri. Basti pensare che di 5 reti incassate, solo una è arrivata su azione. In Europa League, di 7 gol subiti, 4 sono arrivate da palla ferma. E se Romagnoli è l’arma decisiva in questo senso (è il primo nella rosa per respinte difensive, 18), gli schemi dovranno essere puntellati in maniera differente. La Lazio non può contare sempre su Alessio, Marusic e Milinkovic. Infatti, un altro aspetto caratterizzante in questo senso è l’altezza dei calciatori biancocelesti. Questo, oltre ai giocatori mal posizionati in area, molto spesso provoca una minor copertura della palla in gioco. La disfatta per 5-1 in Danimarca però, arrivata contro il Midtjylland, non è causa di questi schemi. Perché sì, 2 reti di 5 arrivano da calcio di rigore – la seconda dalla ribattuta di un penalty – ma la gravità non è questa. La Lazio è scesa in campo senza carattere, senza umiltà, gestiva lo 0-0 come se stesse avanti di 4 gol senza mai provare a fare la partita. Il peccare di presunzione è stato esemplare per la manita finale. Eccetto quella débâcle, il fortino di Sarri sembrerebbe invitante. Adesso sta alla Lazio avere maggior consapevolezza e comportarsi come una “squadra vera”, vista a spezzoni finora.

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