Di Lorenzo Bianchini. Con l’infortunio del gioiello giallorosso Paulo Dybala, lesione di secondo
grado del retto femorale che lo terrà fermo per almeno 5/6 settimane,
diventano 10 gli infortuni traumatici e/o muscolari per la formazione di
Mourinho. La squadra che l’anno scorso aveva trovato la sua forza nella
solidità fisica, con un solo infortunio muscolare, arrivato nell’ultima
partita stagionale nella finale di Tirana, ora sta diventando il suo punto
debole con tantissimi infortuni in solamente 13 partite stagionali.
Le domande a questo punto sono moltissime.
Com’è possibile che si passi dall’essere la squadra da prendere in
esempio come cura degli allenamenti e terapie conservative a diventare
quella con più problemi fisici?
Le risposte vanno cercate probabilmente nella preparazione della
stagione di un anno che sarà molto particolare e che passerà alla storia
come l’unica stagione interrotta per la coppa del mondo che verrà svolta
per la prima volta, speriamo unica, in Qatar da metà novembre fino a
Natale.
Questa situazione completamente inedita ha colto un pò di sorpresa
tutti gli allenatori e i rispettivi staff tecnici che hanno dovuto cambiare la
preparazione dei loro giocatori con allenamenti più intensivi e ad alto
livello prestazionale per farli anche abituare alle temperature proibitive
“dell’inverno saudita” con esercizi specifici anche in palestra.
Tutto ciò ha comportato però un sovraccarico sia a livello muscolare e di
conseguenza ai tendini con, infatti, tantissimi infortuni non solo nella
squadra della capitale ma anche in altre squadre importanti del nostro
campionato come la Juventus costellata dagli infortuni addirittura prima
dell’inizio del campionato con vari problemi muscolari e tendinei.
Queste situazioni però stanno diventando sempre più frequenti ed è
proprio la noncuranza di tutto ciò, il rendere normale una situazione
paradossale che porterà il gioco più bello del mondo alla rovina.
Il calcio non si può più definire un gioco bensì un grande mercato, gestito
solamente da presidenti multimilionari che investono nelle squadre di
calcio solo per trarne benefici economici, trasformandole in aziende nelle
quali i giocatori diventano così dei veri e propri dipendenti. Si cerca solo
il risultato e lo spettacolo a discapito della salute dei protagonisti
costretti a giocare quasi un centinaio di partite in un anno solare; di
certo la scelta di interrompere una stagione per disputare il mondiale in
un paese esotico, con temperature mai registrate prima in nessuna
competizione intercontinentale, per lo più giocato in stadi indoor e con
aria condizionata porterà sempre più problemi. Infatti questa
competizione andrà ad aggiungersi a tutti gli altri tornei già previsti
durante l’anno, mettendo così altre partite sulle gambe dei giocatori che
saranno sempre più soggetti ad infortuni.
Unico “aiuto” della FIFA sarà risarcire quotidianamente le squadre di
club di 10mila dollari per ogni loro giocatore impegnato nel mondiale:
sembra l’ennesima decisione presa per posticipare il problema.
È sbagliato pensare di superare le difficoltà del calcio affidandosi
solamente ai soldi.
Non è questo lo sport di cui ci siamo innamorati e forse è arrivata l’ora di
fare dei passi indietro e tornare a ragionare come nel calcio di una volta.

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