Di Martina Migliaro. L’endometriosi è un’infiammazione cronica e invalidante, per la quale, in alcuni casi, il dolore è così acuto e persistente da compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane. Spesso infatti chi ne soffre non viene compresa, ma etichettata come “esagerata”, una ragazza che si lamenta eccessivamente per dei semplici “dolori da ciclo”, quando in realtà questa malattia nasconde molto di più, e solo chi si trova a combattere con questo male ha davvero idea della sofferenza che questo nasconde. In Italia circa 1 donna su 10 in età riproduttiva è affetta da endometriosi. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d’età più basse. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna. La patologia pare sia causata dall’insediamento e dalla crescita fuori sede di tessuto endometriale, ossia la mucosa che riveste la parete interna dell’utero e che si sfalda durante la mestruazione. L’endometriosi è una tra le prime cause di sterilità femminile, circa dal 30% al 40% delle donne che soffre di endometriosi, è sterile. Alcune donne, tra l’altro, non scoprono di esserne affette proprio finché non hanno difficoltà a restare incinte. Per via della complessità della patologia e delle difficoltà diagnostiche, l’endometriosi presenta aspetti ancora misconosciuti e percorsi differenziati dal punto di vista terapeutico, in base alla gravità dei singoli casi. Spesso asintomatica, si manifesta generalmente con dolore pelvico, cronico e persistente, che si aggrava durante il periodo mestruale. Le donne che ne soffrono riferiscono mestruazioni dolorose e dolore durante i rapporti sessuali, o anche durante l’evacuazione e la minzione. Alcune lamentano anche problemi a livello intestinale, astenia e lieve ipertermia e fenomeni depressivi. Il dolore è proprio il primo campanello di allarme dell’endometriosi ed è per questo motivo che è di essenziale importanza, in caso si inizi ad accusare una sintomatologia tipica dei casi appena riportati, rivolgersi prontamente ad uno specialista per una visita ginecologica. Va ricordato, appunto, che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti. I medici di medicina generale e i ginecologi sono le figure strategiche per una pronta diagnosi e un trattamento in grado di migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità. Di grande utilità è l’ecografia, soprattutto per le forme ovariche e le forme di endometriosi profonda. L’approccio all’endometriosi è farmacologico o chirurgico. Se la patologia è ancora in fase iniziale e la paziente è asintomatica, viene spesso privilegiata una condotta di controllo e attesa. In caso, invece, di una sintomatologia manifesta, è possibile sottoporsi a una terapia farmacologica. Si tratta di terapie che non risolvono la malattia, ma ne tengono sotto controllo i sintomi. Abitualmente vengono utilizzati farmaci a base di progesterone o le associazioni estro progestiniche (pillola anticoncezionale). Il ricorso alla chirurgia deve essere valutato sempre molto attentamente, ed è raccomandabile sottoporre a intervento chirurgico solo quei casi che non presentano alternative, poiché durante il processo di asportazione del tessuto endometriosico, spesso si danneggiano anche i tessuti sani, culminando nella riduzione del potenziale riproduttivo della donna. Nel caso in cui fosse realmente necessario, la tecnica che si predilige è la laparoscopia. Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante per ridurre i sintomi, in particolare il consumo di cibi anti infiammatori e disintossicanti. Secondo la Fondazione Italiana Endometriosi è fondamentale aumentare l’apporto di alimenti ricchi di fibre e i cibi ricchi di acidi grassi Omega 3. All’occorrenza lo specialista può decidere di aggiungere alla dieta l’assunzione di specifici integratori, per garantire all’organismo l’apporto di componenti importanti come vitamina D, Omega 6, Metilfolato di calcio, Partenio, Quercetina, Curcuma e Nicotinamide. Gli stadi clinici più avanzati (“moderato o III grado” e “grave o IV grado”) sono stati, per di più, inseriti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) del Ministero della Salute. In questi casi alle pazienti viene riconosciuto il diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo. Rivolgo, dunque, in conclusione, un invito a tutti, a diffondere consapevolezza, affinché ci sia sempre meno ignoranza su patologie simili, e ogni donna possa vivere al meglio il proprio benessere, senza sentirsi sola a combattere una lotta più comune di quanto non si pensi.