Di Martina Michea.

Spiegare cosa ha significato il laboratorio per me non è molto semplice. Ma partiamo dall’inizio, ero titubante, non sapevo se iniziare a partecipare o meno in quanto avevo perso già un paio di lezioni e avevo paura di non riuscire ad essere allo stesso livello degli altri già avviati. Paure subito eliminate grazie al professore, decido di iniziare la prima lezione, capendo sin da subito che non sarebbe stata una lezione qualsiasi, una di quelle che ogni giorno si tengono all’università. Lezioni profonde, dopo tutte si torna a casa con qualche consapevolezza in più, con più motivazione e voglia di fare meglio. Coinvolgimento è la parola d’ordine di questo laboratorio: tutti sono parte di una grande famiglia, tutti si esprimono senza avere paura di farlo, è proprio questo il bello. Sentire persone conosciute da poco aprirsi e raccontare esperienze personali spesso tanto tristi e difficili è stato lezione dopo lezione più emozionante. Il laboratorio mi ha fatto capire che nonostante certe volte la vita possa metterci davanti degli ostacoli, essi vanno superati, e anzi, questi ci aiuteranno ancora di più ad andare avanti ed essere pronti ad aiutare altra gente che magari ha vissuto o sta vivendo le nostre stesse cose. Avere l’opportunità di poter ascoltare ciò che hanno vissuto gli altri e capire che non si è mai soli non è da poco, e fuori questo laboratorio non succede molto spesso di essere capiti. Ogni compito lasciato e svolto è stato un grande insegnamento per me e mi ha lasciato qualcosa che mi servirà a vita: a partire dai film, mai scontati e sempre con un significato dietro, gli articoli settimanali, il tanto temuto tg, l’inchiesta, esperienza tanto costruttiva quanto difficile. Se pensassi con la testa della Martina di qualche mese fa, la Martina timida e con tanta vergogna di non essere all’altezza degli altri, non avrei mai detto di essere riuscita a fare tutto quello che il laboratorio mi ha dato l’occasione di svolgere. Grazie ai miei compagni di avventura per essere stati tutti veri e sinceri, per esservi esposti con coraggio e per avermi fatto capire che non sono l’unica ad aver vissuto cose brutte e tristi nella vita, che è del tutto normale non sentirsi spesso all’altezza o sbagliati, che è normale aver vissuto periodi tristi nella vita, ognuno di voi ha lasciato qualcosa dentro di me, qualcosa che porterò sempre nel mio cuore, e che mi aiuterà nella vita, siete stati speciali. Grazie professore per questa enorme opportunità, per ogni consiglio, per ogni correzione e per ogni insegnamento. Grazie per averci insegnato che i contrattempi esistono, e noi dobbiamo imparare ad accettarli e a saperli gestire, infondo essi ci aiutano e, cosa più importante, ci fanno crescere e maturare. Grazie per essere così presente con noi studenti, per preoccuparsi per noi e soprattutto, per aiutarci, non è da poco. Leggere un “come stai” dal nulla da un professore universitario, ti lascia quasi senza parole. Lei è stato capace di rompere gli schemi, ha stravolto il metodo di insegnamento tradizionale che la maggior parte dei suoi colleghi professano tanto. Penso che il premio più grande di chi fa il suo mestiere, è sentirsi dire “Grazie professore, mi ha insegnato tanto.” Detto ciò, non vedo l’ora di continuare questo percorso iniziato, che so porterà solo a cose belle.

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