Di Aurora Fazi. Gli attori feticcio non vanno più di moda. Burton aveva Johnny Depp, Scorsese Leonardo DiCaprio, e cast che vince non si cambia. Anche se, forse, adesso è un po’ troppo. Tra i grandi blockbuster e i cinecomic, per il cinema d’autore c’è stato poco spazio, per i nuovi artisti ancor meno. E fra le tante cose che la pandemia ha fatto al cinema c’è anche questa: ha spaventato i registi, gli attori, i produttori; per tanto tempo nessuno ha rischiato su nuovi nomi. Nessuno lo fa in periodo di crisi, a parte forse le grandi piattaforme streaming. I grandi budget di Netflix ne sono l’esempio perfetto: soldi non destinati agli attori né tantomeno ai registi; tra scenografie e l’amatissima cgi, non resta molto per chi il film lo costruisce e interpreta. E così arrivano i volti nuovi: perché costano poco e i gonfiatissimi budget possono essere destinati ad altro. E non è speculazione dire che l’attore che nasce sulla piattaforma streaming resta sulla piattaforma streaming: che sia Netflix o Amazon Prime, non sarà mai cinema. Viene quindi naturale chiedersi chi porterà avanti la settima arte, e soprattutto se ci sia qualcuno coraggioso abbastanza da farlo. Il mercato del cinema è un mercato viziato, che idolatra gli stessi titoli di coda da anni e ammira gli stessi registi e apprezza gli stessi nomi. Non c’è spazio per chi rischia, per chi tenta, per chi è nuovo e inesperto: sarai un bravo attore, o non sarai nel mio film. Sarai un ottimo regista, o non ti permetterò di partecipare a questo progetto. E a quel punto il cuore stesso del cinema muore e attecchisce: provare, rischiare, fallire e provare ancora, il processo creativo di ogni artista sembra dimenticato. Non si sa da dove arriveranno le nuove idee, le nuove proposte, le innovazioni e il progresso. Certamente non lo porteranno i maestri più anziani, perché non spetta a loro. Così muore il cinema. Così muore l’arte. Uccidendo la creatività, soffocandola sotto le aspettative, il marketing, il denaro, le pubblicità, e il sogno di un giovane regista diventerà un numero sotto la scritta “Box Office”, che gli dirà quando vale. Il cinema ha sempre gli stessi volti, perché non sa rischiare su quelli nuovi. E se non sa dare spazio al progresso, forse merita la crisi. E forse non è affatto arte.